Ganzer deve essere sospeso lo dice la legge firmata La Russa

Dalla Rassegna stampa

“Prima di esprimere un giudizio morale occorre aspettare la sentenza definitiva”. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa è garantista in purezza, si sa, e con queste parole, il 29 dicembre, intendeva ribadire un concetto che per lui è ragione di vita applicandolo al generale Giampaolo Ganzer, comandante in carica del Ros dei carabinieri, condannato a luglio in primo grado per traffico di droga a 14 anni di carcere, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e 65 mila euro di multa. Solo che la domanda non riguardava tanto la presunzione d’innocenza che il nostro difende strenuamente tanto da politico quanto da avvocato, ma la possibilità che il generale resti a capo del più importante reparto investigativo italiano con una condanna del genere sulle spalle. La Russa evidentemente - forte della solidarietà espressa a Ganzer dal comando dell’Arma e da autorevoli personaggi come l’ex procuratore Vigna - pensa di sì, Marco Lillo a dicembre su questo giornale ha invece parlato di "dimissioni necessarie". Solo che il compito del ministro in questo frangente non è avere delle opinioni, ma applicare la legge. Una sua legge per di più: secondo il nuovo "Codice dell’ordinamento militare" - emanato da La Russa lo scorso marzo ed entrato in vigore il 9 ottobre - semplicemente il comandante del Ros va sospeso dal servizio.
É la legge, e questo anche nel caso si ritenga, come il ministro, che "nulla potrà cambiare il grande valore della carriera del generale Ganzer". La situazione dal punto di vista normativo è chiara, dunque è da qualche mese che La Russa non ottempera ai suoi obblighi di legge. L’articolo 922 del decreto legislativo 15 marzo 2010 (in italiano sarebbe il già citato ordinamento militare entrato in vigore ad ottobre) è una cosiddetta "norma di rinvio": "Al personale militare continuano ad applicarsi le ipotesi di sospensione dall’impiego previste dalle seguenti norme: articolo 4 della legge 25 gennaio 1982, n. 17; articolo 4 della legge 27 marzo 2001, n. 97". La prima punisce l’iscrizione ad una società segreta tipo la P2, la seconda ha un nome che è tutto un programma: "Norme sul rapporto tra procedimento penale e procedimento disciplinare ed effetti del giudicato penale nei confronti dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche". L’articolo 4, quello che ci interessa, è lapidario: "In caso di condanna, anche non definitiva, per alcuno dei delitti indicati all’articolo 3 comma 1, i dipendenti sono sospesi dal servizio". E di che delitti si parla? Per titoli: il peculato, la concussione, la corruzione per un atto d’ufficio e altro. Si dà il caso che il generale Ganzer, nell’ambito del traffico di stupefacenti, sia stato condannato anche per peculato, falso e altri reati minori, dunque per legge deve essere sospeso dal servizio.
 
È appena il caso di ricordare, a questo punto, che per molto meno - e senza obbligo di legge - carabinieri, soldati e quant’altro vengono sospesi o trasferiti ad altro incarico. Il maresciallo della Croce Rossa Vincenzo Lo Zito, entrato in rotta di collisione coi vertici di Cri (in particolare la presidente abruzzese, Maria Teresa Letta, sorella di Gianni), è stato prima trasferito per incompatibilità ambientale, poi - il 20 dicembre - sospeso. Il pari grado dell’esercito, Gelsomino Iannarone, a ottobre ha subito una sospensione di due mesi nonostante la Corte militare d’appello lo avesse assolto dall’accusa di "disobbedienza aggravata" . Su un blog di militari recentemente si citava il caso di un maresciallo dei carabinieri trasferito a 400 km da casa sua: secondo una denuncia aveva bucato una ruota all’auto del vicino di casa.
In Parlamento a occuparsi della vicenda è rimasto solo il radicale Maurizio Turco, tra i fondatori del bizzarro "Partito dei militari": "Ho presentato una nuova interrogazione qualora al ministero sia sfuggito l’impatto delle norme entrate in vigore a ottobre, adesso sta al ministro La Russa decidere se procedere secondo la legge o se sarà necessario rivolgersi alla magistratura perché questo avvenga".

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