Funerali blindati per Zapata. La polizia ferma 50 dissidenti.

Anche i funerali, come internet, come i libri, come le idee non fossilizzate sugli schemi del regime, fanno paura al governo cubano. E così ieri a fare da cornice alla cerimonia funebre del dissidente Orlando Zapata Tamayo c'erano più poliziotti che amici e parenti. A una cinquantina di persone
secondo quanto riferito da Elizardo Sanchez, portavoce dell'illegale ma tollerata Commissione cubana di diritti umani e riconciliazione nazionale - le forze dell'ordine hanno impedito di dare l'ultimo saluto al muratore 42enne morto martedì scorso all'ospedale di Avana dove era stato ricoverato in gravi condizioni dopo 85 giorni di sciopero della fame nel penitenziario di Camaguey.
«I funerali si sono svolti dietro un gran cordone della polizia che è stata dispiegata in tutta la regione. Sono state fermate circa il 90% delle persone che volevano partecipare alla cerimonia», ha detto ancora Elizardo Sanchez.
Alla sepoltura, tenutasi nel cimitero di Banes (nella regione di Holguin, circa 800 chilometri a Est dell'Avana) erano presenti i familiari alcuni amici e alcuni dissidenti. I dissidenti hanno accompagnato la madre, Reina Tamayo, per le strade di Banes fino al cimitero Sur La Guira con urla di "Libertad" e "Viva Zapata Tamayo", secondo quanto riportato dal sito dell'opposizione
Directorìo Democratico Cubano.
Reina Tamayo, 60 anni, ha dato del «cinico» al presidente Raul Castro, il quale l'altro ieri, durante l'incontro con il presidente brasiliano Lula, in visita all'Avana, si era detto «dispiaciuto» della morte di Zapata negando che ci siano torture a Cuba.
«Loro hanno assassinato con premeditazione mio figlio. Lui porta nel corpo i colpi e le torture che ha subito. Qui resta la sua famiglia che porterà avanti una lotta pacifica per i diritti umani», ha affermato la donna. La cerimonia si è conclusa con le urla "Zapata Tamayo sarà l'esempio fino a che non avremo la libertà a Cuba" e "Libertà per i prigionieri politici cubani".
Secondo la Commissione diritti umani cubana, nell'isola ci sono almeno 2001 «prigionieri politici». Le autorità cubane considerano i dissidenti «mercenari» pagati dagli Stati Uniti.
La stampa cubana, tutta ufficiale, non ha informato della morte del dissidente, il primo oppositore
deceduto in 40 anni dopo uno sciopero della fame.
L'unico riferimento si trova in un articolo ("Zapata, una morte utile?") sul sito web Cubadebate,
dove Fidel Castro pubblica i suoi articoli. Il webpensiero del regime afferma che Zapata era «un prigioniero comune, con una lunga fedina penale, non vincolato alla politica». Il dissidente, secondo l'articolo, sarebbe stato spinto da altri oppositori a continuare l'assurdo sciopero della fame
con richieste impossibili come cucina e telefono personale in cella». Ma quello che più colpisce nell'architettura ideologico-lessicale dell'articolo è quando si afferma che «l'assoluta carenza di martiri che ha la controrivoluzione cubana è proporzionale alla sua mancanza di scrupoli».
Sulla morte di Zapata ieri è intervenuto anche il segretario di Stato Hillary Clinton che ha espresso «profondo rincrescimento» per la sua morte. «Abbiamo chiesto più volte che Zapata ricevesse assistenza medica - ha sottolineato la Clinton - purtroppo ha pagato con la vita il suo coraggio e il
suo impegno».
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