"Fuck the Uaw!" (così tratta Obama)

Dalla Rassegna stampa

“Perché dobbiamo salvare Gm e Chrysler?”, nel suo candore Rahm Emanuel gela la stanza dove è raccolto, al capezzale dell’auto americana, il team di esperti nominato dal presidente Barack Obama. "Perché il sindacato del settore auto, Uaw, si è già rivolto al Congresso e sono in ballo centinaia di migliaia di lavoratori", spiega Ron Bloom, vero mago delle ristrutturazioni. Il chief of staff della Casa Bianca lo guarda ed esplode: "Fuck the Uaw!". Così, nel febbraio 2009, con un sonoro vaffanculo al sindacato, comincia un percorso che vedrà 81,8 miliardi di dollari passare dalle tasche dei contribuenti e dalle pensioni dei dipendenti, nei bilanci delle due aziende fallite. A patto di lacrime e sangue. La condizione messa per iscritto dall’Amministrazione è adottare rapporti di lavoro simili a quelli degli stabilimenti giapponesi in terra nordamericana, Quindi, meno salari e benefici sociali, orari più lunghi. Torbido e confuso, invece, è apparso il comportamento di Angela Merkel quando Gm voleva vendere Opel. Marchionne ha parlato di "operetta brasiliana", ma aveva il dente avvelenato. Certo, il lobbismo russo e austriaco nel sostenere Magna non è stato un esempio di trasparenza liberal-democratica. Tanto che alla fine Gm ha deciso di lasciar perdere e tenersi l’azienda con tutte le sue perdite. I1 modell Deutschland che molto piace, contrapposto al modello Usa, è costellato di sacrifici sindacali, come ha spiegato Andrea Tarquini in una corrispondenza per Repubblica. La Volkswagen ha ridotto le ferie natalizie pur di far fronte alla ripresa della domanda. Quanto all’interventismo di Sarkozy, arriva alla resa dei conti. Per due anni ha concesso incentivi agli acquisti e ha spinto Renault e Peugeot a non chiudere impianti né a delocalizzare, in cambio di prepensionamenti. Adesso è finita. Senza aiuti statali i due gruppi francesi rischiano pesanti tagli. Renault, di cui lo stato possiede il 15 per cento, è sempre più dipendente dalla consociata giapponese Nissan. In Francia produce solo 428 mila auto su oltre due milioni. Va un po’ meglio Peugeot che però ha bisogno di quattrini per rinnovare i modelli. In generale, si calcolano esuberi, compreso l’indotto, fino a 45 mila dipendenti francesi. Quando si porta ad esempio "come si comportano delle istituzioni pubbliche rispettabili" - così scriveva ieri Gad Lerner su Repubblica attaccando il Cav, autore invece di un "misfatto nazionale" -, bisogna ricordare come si sono comportate davvero, senza wishful thinking. Nell’auto come nelle banche, insomma, la crisi invita a un bagno d’umiltà.

 

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