Frondisti e infedeli tentati dal segnale «Mandiamolo sotto quota 316»

Maggioranza sulla carta, e soprattutto sul filo. Oggi Berlusconi chiederà la fiducia, per la seconda volta in un mese e dopo due voti controversi come quelli su Papa e Milanese: il pallottoliere è rassicurante, ma resta l'incognita delle assenze. Si parte da 319 sì al governo dopo lo scivolone sul Rendiconto di Stato: i 216 voti del Pdl esclusi Alfonso Papa (in carcere) e Pietro Franzoso; i 59 della Lega, i 29 dei responsabili, i 3 repubblicani e quelli di 12 deputati del gruppo misto. Quanto alle assenze, quelle giustificate: Filippo Ascierto, operato alla gamba, per il quale servirebbe un trasporto in elicottero; Stefano Stefani (Lega), malato, che al telefono spiega: «Ho prenotato l'aereo, ma se sto come oggi non ce la faccio». Quelle politiche, da stanare negli scajoliani, che al cavaliere vorrebbero mandare un segnale: scendere sotto quota 316, a dimostrazione che da oggi, come dal 14 dicembre 2010, il governo è appeso ad un filo. Tentati dall'assenza, tra loro, Giustina Destro e Fabio Gava, Roberto Antonione, Paolo Russo e Pietro Testoni. Sempre politica la possibile assenza, tra i responsabili, di Luciano Sardelli, Maurizio Grassano e Americo Porfidia. Quasi scontata l'assenza di Antonio Gaglione, del misto. Mancherà Antonio Buonfiglio, ancora iscritto a Fli ma uscito dal partito. Al completo l'opposizione, salvo la probabile assenza di Mirko Tremaglia e quella della radicale Elisabetta Zamparutti, in Ruanda. In tutto, dovrebbero toccare quota 304 o 305.
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