"Fronda" dentro il Pd e la città dei Gonzaga sceglie un architetto del Pdl

Da 65 anni filati, cioè dalla Liberazione fino a ieri, il comune di Mantova è sempre stato in mano a giunte di sinistra. Non era facile stabilire un nuovo record ma il tabù è stato infranto ieri quando, a metà dello spoglio, è apparso chiaro che Fiorenza Brioni sindaco uscente e ricandidata dal Pd non ce l’avrebbe fatta. La guida della città dei Gonzaga passa a Nicola Sodano, Pdl, architetto restauratore e buon amico del ministro Bondi che al ballottaggio ha recuperato i cinque punti che lo separavano dalla rivale al primo turno e l’ha sorpassata in surplace: 52,1% contro 47,9 il risultato finale che premia Sodano e la sua coalizione incentrata sull’asse Pdl-Lega. La discesa agli inferi del partito di Bersani sembra dunque non avere fine, almeno a nord del Po: Mantova è solo l’ultima sconfitta di una serie nera che in due anni ha portato il Pd a perdere le amministrazioni di Brescia, Bergamo, Pavia, Cremona oltre alla provincia di Milano e naturalmente la Regione Piemonte. Ci si aspettava che una sconfitta rovinosa come quella di Mantova determinasse un’immediata riflessione, una seduta di autocoscienza del gruppo dirigente, almeno un caffè guardandosi dritto negli occhi chiedendosi il perché della disfatta. E invece ieri, prima dell’ora di cena, la sede locale del Pd era già bell’e chiusa, deserta.
Questo per dire dell’aria di mestizia che tira nel campo di centrosinistra. L’epitaffio sull’esperienza della giunta Brioni lo scrive in serata Maurizio Martina, segretario del Pd in Lombardia: «La sconfitta è figlia innanzitutto delle tante, troppe divisioni maturate in questi anni. Le spaccature hanno minato lacredibilità
della nostra proposta e quando una città è condizionata dalle diatribe interne ai partiti che la amministrano ci si allontana dai cittadini smarrendo la rotta».
Martina è stato fin troppo tenero. Fiorenza Brioni, negli ultimi mesi del suo mandato, ha dovuto affrontare una serie di ostacoli e trabocchetti come neanche a «Giochi senza frontiere»a dicembre un gruppo di
dissidenti del Pd ha cominciato a farle mancare il numero legale in consiglio comunale; poi per ottenere la
ricandidatura ha dovuto superare un congresso cittadino e le primarie.
L’investitura così faticosamente ottenuta (è stata messa da parte l’idea delle primarie di coalizione, per non schiantare gli elettori) non è bastata: i «frondisti» del Pd hanno presentato un candidato e una lista rivale che al ballottaggio hanno dato indicazione di voto per il Pdl. Insomma, una specie di primato mondiale di autolesionismo tale che può consentire in serata a Roberto Formigoni di dichiarare: «Cara e bella Mantova, bentornata in Lombardia!». Fiorenza Brioni dal canto suo regala laconiche dichiarazioni a tv e giornali: «Temo una deriva leghista anche a Mantova, speriamo non introducano il coprifuoco».
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