La frenata del premier per i sondaggi in calo

Dalla Rassegna stampa

«La gente non ne può più e dopo il teatrino di questi giorni diamogli almeno la certezza chela maggioranza c'è e il governo va avanti». Silvio Berlusconi durante il vertice di ieri mattina a palazzo Grazioli taglia così la discussione sulle risoluzioni che stava facendo impazzire il pallottoliere di Denis Verdini. Dopo tanto tentennare il Cavaliere decide di bere l'amaro calice del voto di fiducia, che forse non gli consegnerà una maggioranza del tutto autonoma da finiani e lombardiani, pur di evitare un rischio ben più grave. Ovvero di uscire dal voto di oggi non con una maggioranza salda sui numeri - seppur a tre o quattro gambe - ma due, se non tre, grandi minoranze frutto di un vorticoso incrociarsi di risoluzioni che “finiani” e “lombardiani” erano pronti a presentare in aula.
Più che una maggioranza ricomposta sotto l'unico e indiscusso (o quasi) leader, si sarebbero prodotte più maggioranze.- Con il rischio che quella numericamente più forte si sarebbe concretizzata sulla risoluzione presentata dai gruppi di “Fli” e “Mpa”.Azzerata l'aritmetica parlamentare, il Cavaliere si è quindi concentrato sui neo-acquisti. Fallita la prospettiva del gruppo unico, che avrebbe dovuto essere affidato alla cura del repubblicano Francesco Nucara, Berlusconi anche ieri è stato costretto a parlare con ognuno di loro per spiegare il cambio di passo e il perché della fiducia. Dopo quaranta giorni di tira e molla, il Cavaliere ha deciso di chiudere una fase spuntando solo la relativa marginalizzazione del gruppo di “Futuro e Libertà" La conferma che oggi il premier non andrà forse oltre qualche titolo di giornale che inneggerà alla "maggioranza salda e senza Fini", si è avuta già ieri e proprio sull'argomento che più sta a cuore al premier: la giustizia. L'intesa tra Pdl e Fli su un nuovo lodo costituzionale che proteggerà il premier ma non i ministri, come chiedono da tempo i 'finiani'; è la conferma della difficoltà della maggioranza di andare avanti senza i 35 di 'Fli'.
D'altra parte i sondaggi commissionati dallo stesso Berlusconi suggeriscono prudenza al Cavaliere. Non c'è solo Euromedia a dare sempre buone percentuali all'ancor non nato partito di Fini, ma anche Crespi lo colloca al 7%. Mentre è crollata la fiducia per il premier che paga il conto più salato della rissa interna al centrodestra. «Abbiamo bisogno di tempo - per organizzarci - ha spiegato lunedì sera il Cavaliere - dobbiamo spiegare meglio cosa abbiamo fatto». È probabile che il Cavaliere cominci oggi in aula, grazie anche alla diretta tv, a riepilogare i meriti del governo in economia, nella lotta alla criminalità e per difendere i posti di lavoro. Insieme alle cose da fare, tante, prima di finire la legislatura. Riforme da realizzare e da votare a tambur battente. Ovviamente tutte a colpi di fiducia.
Alla tregua con Fini, il Cavaliere continua a non credere, ma gli ostacoli sulla strada del voto anticipato come sollecitava la Lega, è ricca di ostacoli. Il più grande, che Berlusconi in .questi giorni ha toccato con mano, è la scarsissima propensione all'autoaffondamento dei suoi stessi parlamentari. «Questa volta finirà come nel 93 - ricorda l'azzurro Giorgio Stracquadanio - se Scalfaro non scioglieva subito, Pannella avrebbe raccolto una maggioranza stratosferica sulla sua mozione! Ora conce allora i deputati voteranno qualunque cosa pur di non andare a casa. E non solo quelli del centrodestra».

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