Frattini, un tardivo dietrofront

Dalla Rassegna stampa

E' sotto gli occhi di tutti che Franco Frattini, sulla crisi dei tre medici di Emergency sequestrati dai servizi segreti afghani e dalle truppe britanniche della Nato-Isaf, ha cominciato a fare il ministro degli esteri solo ieri quando alla Camera ha resocontato e preso una giusta e «insoddisfatta» posizione di stato chiamando i tre i medici italiani addirittura «connazionali».
Perché prima non c’era - stava a Sarajevo ad arruolare soldati da inviare da quella martoriata terra direttamente nella guerra afghana. E faceva una gaffe dietro l’altra. La prima ritrattando, dopo la vergognosa presa di distanza su Emergency che «non fa parte della Cooperazione italiana», con un intervento non ufficiale ma su Facebook; la seconda annunciando una sua lettera al presidente Karzai per «velocizzare l’inchiesta»: una improbabile epistola di un ministro ad un presidente, che infatti ieri è diventata «lettera del presidente del Consiglio a Karzai».
Così ieri il ministro degli esteri si è improvvisamente ricordato di rappresentare gli interessi di tutti gli italiani, non solo all’estero, e ha spiegato quanto sia incredibile la posizione del governo e della presidenza afghana, quanto siano inverosimili le accuse che riguardano la presunta preparazione di un attentato che avrebbe dovuto essere realizzato appunto con il coinvolgimento del personale di Emergency. Perfino lui è stato costretto a dichiarare che le risposte di Kabul alle richieste dell’Italia «non convincono».
E se non convincono Frattini, figuriamoci Emergency e noi. Come credere infatti a questi vergognosi capi d’imputazione e come giudicare il fatto che non sappiamo nulla di loro ormai a cinque giorni dal vero e proprio sequestro? Sappiamo solo che «stanno bene», che tra qualche giorno saranno portati a Kabul, sappiamo con pesante certezza che nessuno ancora li difende e che - questa la novità - uno di loro «qualora non saranno trovati addebiti particolari» sarà liberato. No, li vogliamo liberi tutti e subito.
E poi, non è un po’ tardi, ministro Frattini, accorgersi ora che hanno diritto a tutte le garanzie? Non è davvero sconcertate riconoscere, quattro giorni dopo, che «d’onore dei medici della cooperazione italiana è anche l’onore dell’Italia»? Perché quello della guerra che ogni giorno anche le «nostre» truppe combattono, ha davvero poco di onorevole, viste le stragi di civili alle quali contribuiamo «esportando la democrazia». È questa verità che fa infuriare il governo italiano che adesso chiede a Emergency e a noi di «non politicizzare», vale a dire di tacere, in silenzio. Mentre parlano i bombardieri.

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