Francia, muore detenuto italiano "Negate le cure"

Sul referto che ha chiuso, per le autorità francesi, la sua esistenza fisica e amministrativa la dizione è definitiva e nello stesso tempo generica: «Deceduto per arresto cardiaco nella cella del carcere di Grasse». Nelle prigioni francesi sono custoditi, male, attualmente 60.881 detenuti. Quello di Daniele Franceschi, viareggino, 36 anni, arrestato a marzo mentre era in vacanza sulla Costa Azzurra con l'accusa di aver usato al casinò una carta di credito rubata, e ovviamente in attesa di giudizio, non era certo una pratica urgente.
Visto che ogni settimana in qualche istituto di pena, dove il tasso di sovrappopolamento è in media del 107 per cento, le pratiche si chiudono con la dizione: suicidio. Personale e direttori sono sotto pressione, braccati dal ministro e dai giornali, che vorrebbe vedere dissolversi nel passato queste scandalose notizie (122 suicidi lo scorso anno). «L'italien» è morto per cause naturali, almeno ufficialmente; e dunque c'è da sorprendersi se la notizia per arrivare ai parenti in Toscana ha impiegato, con burocratica ferocia, tre giorni?
La madre, Cira Antignano, forse si sarebbe rannicchiata nella disperazione per quel figlio perduto, senza avere dei dubbi e esigere un perché meno generico, se non ci fossero stati quei cinque mesi di prigione con tanti misteri. In cinque mesi le avevano concesso di vederlo solo due volte, tra grandi difficoltà, mentre il processo subiva continui rinvii. E intanto Daniele, ha raccontato, le scriveva lettere in cui raccontava di aver subito maltrattamenti, che si rifiutavano di curarlo nonostante avesse la febbre alta. E poi c'era il lavoro, in cucina, che, diceva, aveva turni massacranti: tanto che aveva rifiutato di continuare. Poi si era pentito: perché temeva che per ritorsione gli mettessero in cella qualche detenuto di quelli duri, pericolosi.
Per questo la donna ieri è arrivata a Nizza e, assistita dalle autorità consolari, chiede che all'autopsia, fissata per domani, assista un medico di fiducia. Presenza che è stata rifiutata con la motivazione che la procedura sarebbe troppo complessa e non ci sarebbe il tempo necessario. Secondo i parenti del giovane esisterebbero, poi, versioni diverse sul suo ultimo giorno. Quella fornita per prima spiega che, controllato alle 13.30 stava bene, ed è stato ritrovato senza vita al controllo successivo, alle 17. All'avvocato francese di Franceschi è stato spiegato che era stato sottoposto a un controllo in infermeria perché affermava di non stare bene. Poiché l'elettrocardiogramma era risultato normale, era stato riportato in cella. Ora bisognerà accertare i fatti, gli unici che contano.
Ma ogni sospetto è giustificato; perché le prigioni francesi sono considerate tra le peggiori d'Europa, luoghi di violenza, disperazione, rancore, con i detenuti mescolati senza distinzione di crimine e di età. «Una vergogna per il Paese dei diritti umani», secondo le innumerevoli, e inutili, denunce di intellettuali e giuristi.
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