Francia, giro di vite sui Rom «Chiuderemo 300 campi illegali»

Dalla Rassegna stampa

 

Chiusura entro tre mesi di 300 accampamenti illegali, la metà di quelli esistenti. Ispezioni fiscali perché, ha spiegato il ministro degli Interni Brice Hortefeux, «molti francesi trovano sorprendente la cilindrata di certe auto che trainano roulotte». E ancora: espulsione «quasi immediata» degli irregolari provenienti da Romania e Bulgaria che violano la legge. Nicolas Sarkozy, con i suoi ministri guidati da Hortefeux, ha lanciato una vera guerra contro la comunità il cui nome è solo uno dei tanti motivi di scontro. Rom, gitani, manouche o come la legge francese prevede gens du voyage anche se di «viaggiatori» ce ne sono ormai pochi. Dei 400 mila rom (il termine più corretto) presenti oggi in Francia, il 95% sono cittadini della République e due terzi sono sedentari. Gli «irregolari» sarebbero 15 mila, provenienti soprattutto da Romania e Bulgaria: cittadini Ue liberi di arrivare fin qui, ma poi soggetti ad autorizzazioni speciali per restare. In gran parte finiti nelle bidonville o nei campi illegali che il governo vuole eliminare. La nuova battaglia di Sarkozy, lanciata secondo l'opposizione per sviare l'attenzione da scandali politici e crisi economica nonché per reimporsi come «uomo di ferro», è nata da un fatto in apparenza minore. Il 17 luglio a Saint Aignan nella Loira, due giovani rom (francesi e sedentarizzati) avevano forzato in auto un blocco della polizia che aveva poi sparato uccidendone uno. Erano seguiti due giorni di scontri: i rom avevano assalito un commissariato, bruciato auto, rotto vetrine. E Sarkozy aveva denunciato «i problemi posti dai comportamenti di alcuni rom e gens du voyage», preannunciando un vertice di governo sull'emergenza, tenutosi mercoledì scorso. «Sarkozy sui rom non cede alla gauche», titolava ieri Le Figaro. «Repressione» scriveva in prima pagina Libération. E Le Monde nel suo editoriale attaccava «l'errore di M. Sarkozy. Che non è fare la guerra alla delinquenza, aumentata del 16,4% dal 2004, ma di fare una generalizzazione che libera fantasmi e pregiudizi, fa riapparire l'immagine degli zingari che rapiscono bambini e rubano». Le numerose associazioni che rappresentano i rom e alcune ebraiche, quelle per i diritti umani e contro il razzismo, singoli intellettuali, gente normale hanno riempito i media con dure proteste indignate, ancor più indignate il rifiuto dell'Eliseo di ricevere rappresentanti dei rom in vista del vertice. L'opposizione, in genere divisa, almeno su questo fronte è unita. E chiede, tra l'altro, che la legge del 1990 che obbliga i Comuni oltre i 5 mila abitanti a creare aree di accoglienza per i nomadi sia finalmente rispettata (lo è a metà). Qualcuno, come l'avvocato dei rom Henri Baum, preannuncia denunce contro lo Stato per «incitazione all'odio razziale», mentre da Bucarest il premier Emil Boc rimanda al mittente le accuse di non «occuparsi del problema»: tutti gli Stati dell'Ue, ha detto, hanno «obblighi e responsabilità comuni» verso i milioni di rom d'Europa, ampiamente discriminati. Dall'entourage del presidente, che già da ministro degli Interni chiedeva tolleranza zero contro i nomadi (frenato dall'allora presidente Chirac), nessun segno di cedimento. Il portavoce nel partito di governo Ump ha dichiarato che socialisti, verdi e chiunque è con loro «preferiscono negare la realtà» sui rom, come fanno «per le questioni dell'immigrazione»

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