Francia, duello in tv tra Hollande e Aubry

Sinistra «forte» o sinistra «solida»? Per sapere se alla fine sarà la visione della gauche di Martine Aubry o quella di Francois Hollande a prevalere, bisognerà attendere che i simpatizzanti del popolo di sinistra si esprimano al ballottaggio di domenica. Ieri sera intanto, all'ultimo dibattito televisivo, i duellanti hanno chiarito le loro posizioni rispettive e fatto i conti l'uno con l'altra. Partendo svantaggiata, con un consenso del 31% al primo turno, la Aubry ha inaugurato il dibattito attaccando il concorrente che invece, favorito, può vantare uno score del 39%, l'appoggio di Manuel Valls (6%) e l'inopinato endorsement di Ségolène Royal (7%).
Ma al di là del pugilato televisivo e delle ambizioni rispettive, quali sono le reali differenze tra i due pretendenti al titolo di sfidante di Sarkozy? Poco o nulla. Stessa storia, stessa tradizione di provenienza, stesso quadro intellettuale. Entrambi hanno sostenuto il sì al referendum sul trattato europeo del 2005, entrambi hanno sottoscritto in primavera il programma presidenziale del Psf, entrambi negli anni si sono attestati lungo un asse centrale e maggioritario del socialismo francese, tra radicalismo «gauchista» e socialdemocrazia. Le differenze attuali tra i due finalisti, oltre che al temperamento e al carattere, appartengono semmai alla logica del posizionamento tattico.
Aubry, sostenuta dalla eteroclita maggioranza congressuale che va dai radicali di Laurent Fabius ai socialdemocratici di Dominique Strauss Kahn che nel 2008 gli hanno consegnato le chiavi del Ps, rappresenta al ballottaggio la sinistra «vera», dura. Mentre Hollande, che dopo aver passato la mano alla segretaria si è trovato isolato nel partito, si è posizionato sulla sua destra cercando il consenso della gauche «sincera», realista. La prima cerca di spingere a destra il suo avversario con una strategia alla Mitterrand, cioè accreditandosi a parole sulla sinistra per attirare consenso al di là del Ps, sulla gauche; l'altro, con stile rocardiano, cerca di attirare il consenso dei centristi, magari anche di quelli che hanno votato Sarkozy nel 2007 e ora sono tentati da un socialismo moderato nei toni. Per questo Hollande ha deciso di giocare la carta dei sondaggi che lo accreditano come il meglio piazzato per battere Sarkozy: un argomento per incoraggiare al voto utile gli elettori di Arnaud Montebourg, il radicale che domenica ha raccolto il 17% dei suffragi piazzandosi al terzo posto. Opposta la strategia di Aubry che, anche lei data vincente contro Sarkozy ma con uno scarto ridotto rispetto al concorrente, ha messo in avanti la sua posizione privilegiata per unire nel 2012 tutta la sinistra dietro la candidatura socialista.
Tattica
Ai posizionamenti tattici corrisponde anche un temperamento ben distante. La Aubry appare come una specie di Merkel francese, seria, a volte seriosa, tenace e combattiva, che non si tira indietro di fronte ai rapporti di forza. Di lei si ricorda spesso la competenza al ministero del Lavoro ai tempi di Lionel Jospin, quando diede vita alla riforma delle 35 ore contro mari e monti. Hollande è il contrario: mite, bonario, aperto, amante della sintesi. Celebri le sue «sintesi molli» durante i suoi dieci anni di permanenza alla segreteria del Ps. Un argomento di punta per la Aubry, che allude ora alla mollezza dell'avversario, opponendo alle sue incertezze la propria fermezza. Contigui per posizionamento ma vicini programmaticamente, nel dibattito questa differenza di temperamento è emersa. Così come si è intravisto in questi giorni l'odio reciproco che i due si portano l'un l'altra dagli anni'90, quando si sono incontrati nel club di Jacques Delors, padre di Martine e mentore di Francois.
Il di là delle differenze caratteriali, dopo il voto di domenica i due potranno ritrovarsi nel quadro comune del programma socialista. Al di là dei tempi, entrambi sono ad esempio per l'uscita dal nucleare. Aldilà dei modi, entrambi sono per il ricollocare a 60 l'età per andare in pensione. Entrambi si sono impegnati a ridurre il deficit al 3% del Pil entro il 2013, anche se Hollande ha promesso un deficit zero entro il 2017. Aubry vuole introdurre i «contratti d'avvenire» nel settore pubblico e Hollande i «contratti generazione» nel privato. Ma su Ue, eurobond, regolazione del sistema finanziario, riforma del settore bancario e del fisco, sono d'accordo.
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