Formigoni a rischio «Non aveva le firme»

Dalla Rassegna stampa

 

«Il listino bloccato Formigoni non aveva il quorum di firme necessario per partecipare alle elezioni regionali». La procura di Milano sta per chiudere le indagini sulle liste elettorali delle regionali 2010. Questione di giorni, un paio di settimane e l'inchiesta sarà chiusa con la richiesta di rinvio a giudizio per chi - è dato acquisito per l'accusa - ha falsificato le firme. Tra gli indagati per falsità materiale (art.477 cp, pena prevista la reclusione dai sei mesi ai tre anni) non ci sarà il governatore Roberto Formigoni il quale magari poteva essere informato che qualcosa non andava nella compilazione di quelle liste ma certo non ha materialmente preso parte al falso. L'inchiesta quindi riguarda i volontari del Pdl e del listino Formigoni che, in qualità di pubblici ufficiali, hanno raccolto quelle firme che risultano essere dei clamorosi falsi.

Il pm Alfredo Robledo, che si è mosso sulla base dell'esposto denuncia dei Radicali, ha ascoltato da settembre a oggi un migliaio di persone e più di seicento hanno negato la firma che gli è stata mostrata. Un metodo di indagine empirico, senza perizie lunghe e costose: i cittadini firmatari (per legge le liste elettorali devono essere richieste, cioè firmate, da almeno 3.500 persone) sono stati interrogati uno ad uno. Nei giorni scorsi è toccato a Sara Giudice, dissidente del Pdl milanese e capofila della raccolta di firme per le dimissioni di Nicole Minetti, ed è stata lei stessa a rivelare di aver spiegato perché quella firma sul listino bloccato Formigoni non è la sua.

La giunta e di conseguenza il consiglio regionale potrebbero essere presto dichiarati illegittimi.

La sorte politica dell'assemblea non dipende dall'inchiesta penale ma da quella amministrativa che ora pende davanti al Consiglio di Stato. I Radicali, guidati da Marco Cappato ed esclusi dalle Regionali perché non riuscirono a raggiungere la soglia delle 3.500 firme, presentano esposti e denunce dal 2 marzo 2010. Quello al Tar è stato bocciato e ora pende l'appello davanti al Consiglio di Stato sulla cui decisione non è escluso che possa avere un qualche peso la conclusione dell'indagine penale.

Il polpo Rob
Il polpo Rob e il caso Firmigoni (in entrambi i casi si tratta sempre di caricature del governatore) sono stati ieri mattina, anniversario di quel primo marzo 2010 in cui lo scandalo firme cominciò a prendere forma, protagonisti di un vero e proprio show prima sui marciapiedi del Pirellone poi direttamente all'interno dell'aula del Consiglio regionale. Nicole Minetti, la venticinquenne igienista dentale ora indagata per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione anche di minori (cioè Ruby), è assente. «Ha preso una settimana di vacanza» spiega l'avvocato Daria Pesce. Una settimana negli Emirati Arabi con la sorella per evitare il clamore delle udienze del premier e, più di tutto, quello per la chiusura indagini del troncone principale dell'inchiesta (dove è indagata).

Marco Cappato, il segretario dei Radicali Mario Staderini, il consigliere del Pd Pippo Civati e dell'Idv Francesco Panicuzzi e un gruppetto di militanti radicali hanno "occupato" l'ingresso del Pirellone con il polpo Rob, una testa di polpo raffigurante Formigoni dal cui collo uscivano lunghi e avvolgenti tentacoli di stoffa azzurra che stringevano gigantesche penne con su scritto "Firmigoni". Un anno fa scadeva il termine per la presentazione delle liste in Lombardia. Da quel giorno, racconta Cappato, «per noi è stata chiara la truffa».

La P3 e il giudice Marra
A luglio 2010 quello che i Radicali andavano denunciando diventa un capitolo chiave dell'inchiesta della procura di Roma sulla presunta associazione segreta P3. Uno dei tentativi di inquinare le istituzioni da parte di Carbone, Lombardi e Martino riguardava infatti le pressioni sull'allora presidente della Corte d'Appello di Milano Alfonso "Fofò" Marra dal cui ufficio dipendeva la riammissione delle listino bloccato di Formigoni (che dopo una prima esclusione da parte della Corte d'Appello fu poi riammesso dal Tar). In quel listino, aggiornato all'improvviso tre giorni prima della chiusura delle liste, comparve Nicole Minetti «ma anche altri amici stretti del premier tra cui un ragioniere e un medico» puntualizza Cappato. Come dice Corrado Guzzanti, «anche Michael Jackson ha firmato quel listino».

Il governatore inveisce. «Ma chi sono i Radicali? Un gruppo di privati cittadini che berciano alla luna». L'inchiesta della procura, però, sta dando ragione a chi "bercia alla luna".

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