Formigoni, ecco i finti sottoscrittori "Mai firmato per lui, votiamo altro"

Dalla Rassegna stampa

«Mai votato per Formigoni, mai messo quella firma. Può controllare la data di nascita? Sono senza parole. Io ho votato Lega». Risponde al telefono la diciassettesima firma dell'elenco numero 73, i residenti di Busto Arsizio che in quelle convulse giornate di febbraio firmarono il listino del governatore della Lombardia.

Giornate infernali per Roberto Formigoni, che si era ricandidato per la quarta volta. Giorni in cui le liste si facevano e disfacevano perle liti dentro il Pdl o i capricci della Lega: gli otto posti sicuri da assegnare, i candidati del premier (la sua igienista dentale) da piazzare in posizione di prestigio, i malcontenti del Carroccio da gestire.
Il listino di Formigoni, presentato sul filo di lana (secondo alcuni, oltre) fu prima bocciato dai giudici, poi riammesso. La stessa lista Per la Lombardia è all'origine del coinvolgimento del governatore lombardo nell'inchiesta sulla "cricca": risulta da intercettazioni e verbali che il numero uno del Pirellone si attaccò al telefoni e, tra gli altri, chiamò l'imprenditore napoletano Arcangelo Martino, il quale si mosse, insieme a Pasqualino Lombardi, per ottenere - attraverso il presidente della Corte di Appello di Milano Alfonso Marra, pure sotto inchiesta- la riammissione della lista. La scorsa settimana il listino di Formigoni è entrato nel mirino dei Radicali di Marco Cappato (escluso dalla corsa delle Regionali per non aver presentato un numero sufficiente di firme) che hanno lanciato una nuova offensiva giudiziaria in vista dell'udienza del 28 ottobre al Tribunale di Milano dove si opporranno alla richiesta della Procura di archiviare l'inchiesta sulla loro esclusione. Nei prossimi giorni consegneranno ai magistrati copia degli elenchi delle firme a sostegno del listino di Formigoni. In quegli elenchi - sostiene Lappato - ci sono decine, forse centinaia di firme false».
In effetti, le telefonate ai (presunti) titolari di quelle firme rivelano non poche stranezze. C'è chi come D.M., 29 anni, cade dalle nuvole: «Pazzesco, questi sono andati a recuperare il numero dei nostri documenti all'anagrafe. Io non sono formigoniano. Ho votato tutt'altro». O come M.M., che ha una grafia identica a quella del marito e del figlio. E a quella di chi ha messo le firme di quasi tutto l'elenco. C'è perfino chi come la moglie di L.A., classe 1928, ammette: «Siamo anziani, mio marito è a letto malato, glielo dico io che non ha firmato. Noi certe cose non le facciamo». Si cambia l'elenco, ma le risposte restano le stesse: «Guardi si sbaglia, non posso essere io».
Ci sono firme che compaiono addirittura in due elenchi. «Ho 93 anni - risponde un altro signore di Busto Arsizio - le pare che io riesca ad andare in giro a firmare»? Roberto Formigoni si difende:«Ho provveduto a chiedere ai partiti che hanno appoggiato la mia candidatura di capire e reagire dove ci fossero novità. Ma sono fiducioso. Finora abbiamo sempre avuto ragione».
I Radicali insistono: «Sul piano politico - incalza Cappato - l'inchiesta squarcia un velo sulla gravità non solo dei fatti commessi, ma anche delle parole dello stesso Formigoni. Chi mente? Noi o lui?». Il presidente del Consiglio regionale lombardo Davide Boni, della Lega, avverte: «Se dovesse emergere che le regole non sono state rispettate allora qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di riportare al voto la Lombardia». E il pd Giuseppe Civati chiede «l'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano».

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