Formigoni come Veronica

Dalla Rassegna stampa

Roberto Formigoni, governatore della Lombardia e leader della corrente ciellina dentro il Pdl, ha affidato ieri a La Repubblica, giornale notoriamente amico del centrodestra, il suo ultimatum a Silvio Berlusconi e ad Alfano. Secondo Formigoni, il Cavaliere deve annunciare subito che mai più si ricandiderà premier e il neosegretario deve aprire una trattativa con Casini per allargare la maggioranza. Dopo il fallimento dell'operazione Fini, l'opposizione ha quindi trovato un nuovo cavallo di Troia. Il quale non ha l'esercito del primo ma ha la sua stessa ambizione: far cadere Berlusconi per prenderne il posto. Come successe a Fini, anche Formigoni è destinato a prendere una facciata sul muso indipendentemente dal fatto che il governo riuscirà a stare in piedi. Perché è ovvio che il leader di una minoranza dei cattolici (Cl) che sono a loro volta una minoranza del Pdl non potrà mai essere il punto di sintesi di un grande partito laico. Ma l'uomo è vanitoso e in queste ore non resiste alla corte e alle promesse di matrimonio del furbo Casini, che ovviamente gli farà fare la stessa fine riservata a Fini.

Formigoni sta infatti facendo da complice al ricatto di Casini: via Berlusconi e parliamone. E usa la stessa tecnica usata pochi anni fa dalla signora Veronica Lario. Cioè umiliare e incastrare il premier dalle pagine del giornale, La Repubblica, che del premier vuole la morte, dando lustro e credibilità all'editore De Benedetti che ha appena rapinato la famiglia Berlusconi, complice i giudici, di 600 milioni. Così lo schiaffo è ancora più doloroso, l'umiliazione cocente. Come avvenne per Veronica, anche in questo caso c'è un di più di cattiveria e cinismo. Ma anche di sudditanza per una sinistra che, se prendesse il potere, i Formigoni li appenderebbe a testa in giù in una riedizione di piazzale Loreto. È la famosa sudditanza culturale, dalla quale non sono esenti neppure i cattolici, un inconscio riconoscimento di una presunta superiorità etica del nemico, una sconfessione della propria identità, il gusto di farsi applaudire da chi ti odia invece che da chi sta dalla tua. Sono complessi comuni a molti politici del centro destra e che producono effetti devastanti. Il pontiere e pompiere Alfano è al lavoro per sminare e ricucire. Ieri ha respinto l'ultimatum di Formigoni, oggi di chi dovrà occuparsi?

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