«Fora di ball» Cosa dice davvero Bossi quando parla

Dalla Rassegna stampa

Un partito-movimento carismatico e identitario, fortemente gerarchizzato e di stampo leninista, oscillante fra eversione e gestione del potere. È questa l'essenza del Carroccio, quale emerge dal libro di Michele De Lucia, tesoriere dei Radicali, dal titolo Dossier Bossi-Lega Nord, dedicato alla storia di quello che da analisti e studiosi è considerato il perno della realtà politica di oggi. Il volume si basa sulla raccolta di documenti, finalizzati «a dimostrare attraverso le parole dei protagonisti di una vicenda come una forza nata contro il regime oligarchico e la tirannia fiscale e burocratica sia divenuta parte integrante dell'universo di Roma ladrona». I temi oggetto del libro sono stati affrontati in un dibattito organizzato dalla Facoltà di Scienze politiche della Sapienza, a cui hanno partecipato costituzionalisti, politologi e filosofi del diritto, oltre al leader radicale Marco Pannella. Il quale evidenzia come la Lega, così come Silvio Berlusconi, «siano semplicemente il prodotto di un regime che per decenni ha ostacolato l'attuazione della Carta del '48, a partire dalle regioni e dal referendum». Un assetto di potere che, rimarca Pannella, «oggi ha bisogno di eliminare lo stesso Cavaliere per perpetuare se stesso, magari attraverso un tandem Bossi-Tremonti».
 
Per il costituzionalista Fulco Lanchester, il Carroccio è l'unica formazione organizzata e coesa rimasta oggi, e la sua singolarità consiste nella sua «funzione tribunizia e amministrativa allo stesso tempo, nel suo essere forza di governo che polemizza e si allea con il premier in un bipolarismo centrifugo, fondato su movimenti estremi». Una formazione che, «vivendo su paure continuamente alimentate, riesce a muoversi come una corazzata, in nome di una Repubblica padana che ancora resta come suo obiettivo statutario». Prospettiva considerata «utopica» da Francesco D'Onofrio, già senatore dell'Udc e parlamentare democratico-cristiano vicino a Francesco Cossiga: per il quale la vera idea-forza del partito, capace di aggregare consenso anche oltre i confini del Nord, è rappresentata da temi come la sicurezza e la lotta all'immigrazione. Anche nel linguaggio usato da Bossi, che secondo lo studioso è "volutamente studiato, e non casuale". I continui cambiamenti di fronte e di scelte del Carroccio sono invece al centro dell'analisi di Oreste Massari, storico delle realtà partitiche, il quale sottolinea come «un movimento e una figura sostanzialmente folkloristici siano diventati politicamente rilevanti solo nel vuoto e nella destrutturazione di potere avvenuta fra il 1992 e il 1994». Affermazione che si è realizzata anche grazie a una «rigida organizzazione e disciplina interna, a una storia di espulsioni drastiche da parte del leader indiscusso». È il vero punto di forza del centro destra, vera e propria «minoranza ben organizzata».
 
Ma esiste una differenza nella struttura del Carroccio da quella piramidale del Pdl? Per il filosofo del diritto Michele Prospero la distinzione è nella «natura ascendente territoriale della leadership carismatica di Umberto Bossi, rispetto al carattere discendente e mediatico di quella berlusconiana». Prospero delinea poi le caratteristiche qualificanti della Lega: «Interpretare politicamente le domande della piccola imprenditorialità del Nord, che non si sentiva più rappresentata dalla Democrazia cristiana», e «creare artificialmente una propria identità simbolica etnica, securitaria e clericale, realizzando al contempo le operazioni più spregiudicate di potere a livello nazionale e soprattutto locale».

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