«Il fondo per l'editoria resterà, questo non è un settore assistito»

Alla sua prima audizione alla commissione Cultura della Camera, il neosottosegretario Carlo Malinconico vuole restituire all'editoria la sua giusta immagine. «È l'industria culturale del Paese. È un peccato che passi la fotografia che è un settore assistito» dice il sottosegretario, prima di entrare in Commissione e aggiunge: «La situazione è difficile ma si può governare». Poi rassicura: «Il fondo non cesserà nel 2014, ma cambierà un certo sistema». Pur in una situazione difficile, «l'editoria - afferma Malinconico - è un comparto produttivo con significativi risultati occupazionali e produce cultura. È il regno della creatività in cui vivono grossi gruppi ma anche piccole e medie imprese e in cui risiedono i valori fondamentali della libertà di stampa e del pluralismo che vanno salvaguardati». I fondi sono calati: «Nel 2007 erano 564 milioni. Con la legge di stabilità approvata dal Parlamento, prima del governo Monti, nel 2012 sono quasi 138 milioni», ma di fatto «sono solo nominali perché su questi gravano oneri non riferibili all'editoria direttamente» e, in realtà, «restano 53,5 milioni per l'editoria che sono il 30% di quello che per il 2012 è prevedibile». Questo perché, ha precisato il sottosegretario, ci sono appunto altri oneri: «50,8 milioni dovuti a una rateizzazione di un debito che aveva lo Stato con le Poste. Altri contributi fra cui un milione per non vedenti, 4 milioni per Radio Radicale, 22,5 milioni per convenzioni per minoranze linguistiche».
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