A Foggia il Comune vuole togliere la terra ai braccianti agricoli

Dalla Rassegna stampa

Nel Tavoliere di Puglia, nella terra dello storico segretario della Cgil Giuseppe Di Vittorio, sembra che le lancette della storia siano tornate indietro di mezzo secolo. «Vi faccio sgomberare dalle forze dell'ordine, senza riguardo per malati, donne, anziani e bambini»: parola del prefetto di Foggia, Antonio Nunziante. Frasi pronunciate a muso duro il 22 novembre scorso contro Nunzia Petruzzelli, presidente della cooperativa agricola "Silvestro Fiore", rea di aver coltivato legalmente i campi incolti e paludosi per quasi 70 anni. Un caso di cui si è interessata anche Elisabetta Zamparutti, deputata Radicale in Commissione Ambiente, che ha preannunciato un'interrogazione parlamentare. «Mi risulta che il primo dicembre ha spiegato la deputata - le forze dell'ordine in assetto antisommossa si sono presentate alla cooperativa agricola "Silvestro Fiore"». Ora, secondo i progetti, i braccianti dovrebbero sloggiare per far posto all'amministrazione comunale che, pur senza possedere un documento di proprietà, tenta illegalmente di accaparrarsi 240 ettari di terreni resi fertili dal lavoro umano di due generazioni.

Piana palude a rischio
Le terre ricadenti nell'agro foggiano, a "Piana Palude", ad un soffio dal santuario dell'Incoronata e all'omonimo Bosco parco regionale, sono state affidate dallo Stato alla cooperativa di lavoratori della terra il 23 settembre 1945. Miseria, fatica, sudore e sangue per strappare alla palude un seme di che sfamarsi. Oggi, però, su quelle zone si allungano gli appetiti di chi vorrebbe accaparrarsi le terre della "Silvestro Fiore" per venderle al miglior offerente. Protagonista il comune di Foggia, l'attuale sindaco Gianni Mongiello e prima di lui, l'ex deputato missino Paolo Agostinacchio.

Tutto è precipitato nel luglio scorso quando l'avvocato del Comune Massimo Carella si è presentato all'ingresso della cooperativa scortato da due macchine dei Vigili Urbani e dai carabinieri. Ad attenderlo una pacifica barriera umana di rughe, calli alle mani e bambini. Ad accendere la miccia una frase pronunciata dallo stesso Carella: «Eseguite... eseguite...», ha tuonato il legale municipale. Addio a vigneti, campi di carciofi, broccoletti, pomodori e distese di grano per far posto al cemento, pur di far cassa. «Il punto è che il Comune foggiano non è proprietario di questi terreni. E noi che da sempre lavoriamo questa terra, che fine faremo?», piange Raimondo, un anziano coltivatore diretto. Per questo i "cafoni" della "Silvestro Fiore" si sono appellati al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel tentativo di fermare «l'immissione in possesso del fondo a favore del Comune di Foggia». Uno sfratto e un esproprio al tempo stesso. «Siete la nostra unica speranza di giustizia sociale», hanno scritto al Capo dello Stato.

Usi civici usurpati
In principio era il socialismo, poi sono arrivati gli appetiti privati su quei 5 milioni di ettari, in gran parte concentrati nell'Italia centro-meridionale, che erano stati destinato ad "uso civico". Un polmone verde che anno dopo anno è stato via via sottratto alle comunità. «Alla formazione del Regno d'Italia nel 1860 i due terzi del territorio nazionale erano di proprietà collettiva», spiega lo storico Emilio Sereni nella sua opera "Storia del paesaggio agrario".

Da1 1927 questi beni e diritti collettivi sono soggetti alla giurisdizione dei commissari: giudici ordinari specializzati per materia, nominati per concorso dal Csm. Gli usi erano e sono ancora tanti, come i privati che con il passare del tempo ci hanno messo gli occhi sopra. Queste forme di possesso, però, avevano in comune il fatto che nessuno poteva godere e disporre delle terre in maniera esclusiva e a titolo personale. Le terre fanno gola ad interessi estranei, mentre i comitati di gestione degli usi civici, che dal 1954 vengono eletti con le stesse regole delle consultazioni amministrative, non hanno un peso reale. Ecco l'anomalia: da un lato una massa di suoli senza padrone, dall'altro una disciplina giuridica molto rigida. Nasce così il far west italiano: campi e boschi vengono progressivamente abbandonati e rapidamente diventano terreno fertile per l'abusivismo edilizio. Le amministrazioni locali, poi, hanno scoperto che le terre civiche possono essere vendute, anche all'asta pubblica. È così che molti enti hanno svenduto migliaia di ettari, predisponendo le lottizzazioni. Quello che sta per succedere anche a Foggia.

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