Fmi in marcia lenta su Atene

Il Fondo monetario internazionale e la Commissione europea stanno ancora negoziando la durata dell’impegno comune necessario a risanare la disastrata situazione greca. Mentre gli europei vogliono mantenere entro tre anni (2012) l’aggiustamento dei conti pubblici greci, il Fondo monetario pensa ad estenderlo invece fino al 2014. Un impegno quinquennale è giustificato da un punto di vista economico, ma è molto difficile da far digerire all’elettorato tedesco e in generale ai contribuenti europei che ne possono ricavare la convinzione di doversi sobbarcare le sorti della Grecia per un tempo né breve né certo.
D’altronde, tagli del deficit pubblico di 11 punti di pil in tre anni non si sono mai visti in Europa. Non c’è dubbio quindi che il compito che aspetta la Grecia sia straordinario. La dimensione dei passati aggiustamenti dei conti dimostra che quella richiesta alla Grecia non è una correzione impossibile a patto di spalmarla su un orizzonte più lungo.
Tra l’83 e l’88 il Belgio tagliò il deficit di 7,5 punti. Miglioramenti superiori ai 5 punti percentuali sono stati compiuti in 3-5 anni da Finlandia, Portogallo e Germania. Su periodi più lunghi tra l’89 e il 2007 il disavanzo fu tagliato di dieci punti in Italia e nella stessa Grecia (salvo tuttavia scoprire che le cifre non dicevano la verità). In nessun caso tuttavia è stata possibile una correzione del saldo primario (al netto degli interessi) di quasi dieci punti come quella richiesta ad Atene, in molti casi inoltre il rientro del deficit è stato preceduto da una svalutazione e accompagnato da una riduzione dei tassi d’interesse. Non c’è dubbio dunque che per la Grecia saranno lacrime e sangue. La domanda è se le lacrime diventeranno ribellione e se il sangue diventerà emorragia.
Non è detto infatti che un tale violento aggiustamento provochi per forza una spirale deflazionistica che (riducendo il pil in rapporto al debito) vanificherebbe la correzione fiscale e anzi precipiterebbe la crisi.
Questa ipotesi si basa sulla stima del moltiplicatore sulla base dell’attuale propensione al risparmio (più bassa la quota del risparmio sul reddito, più forte la correzione dei consumi indotta da un taglio del deficit). Ma nelle società moderne la capacità di risparmio delle famiglie o delle imprese può cambiare repentinamente. Già : ora ci sono segnali di un calo della spesa privata greca in anticipo sui sacrifici fiscali futuri, il cui effetto potrà forse essere un po’ attutito negli anni a venire. In particolare se la politica fiscale greca sarà capace di essere meno severa con le famiglie a basso reddito e quindi ad alta propensione al consumo, che potrebbero continuare a sostenere il reddito del paese.
Un problema aggiuntivo tuttavia è che è difficile per il fisco greco colpire selettivamente i redditi più elevati. L’aneddotica racconta di sole poche migliaia di individui che denunciano più di 100mila euro
all’anno di reddito e di un pugno di individui con redditi di oltre un milione. I dati pubblicati dalla Bri evidenziano che i tre paesi verso i quali si spostano i capitali dei greci sono nell’ordine Lussemburgo, Gran Bretagna e Cipro. Paesi come Liberia e Isole Marshall ricevono insieme altrettanti fondi degli Stati Uniti.
Le uniche buone notizie sono che Eurostat e l’ufficio greco di statistica hanno finalmente ripulito i conti, ora finalmente affidabili. A quanto risulta al Commissario europeo Olli Rehn il debito greco è ora al 121% del pil (anziché al 115-/9). Al governo greco è stato, come è noto, richiesto di presentare piani dettagliati per i prossimi due anni, ma anche di adeguare la correzione del disavanzo, prima di quattro punti, all’aumento del deficit verificato da Eurostat (dal 12,8 al 13,7%). Durante le riunioni a Washington, dopo alcune resistenze che riguardavano la difficoltà del governo nel far accettare nuovi sacrifici, il ministro delle Finanze Georgios Papakostantinou ha rivelato ai colleghi europei e ai vertici del Fondo monetario di avere disponibilità ancora non calcolate per 1,5% punti di pil da portare a riduzione del disavanzo di quest’anno.
Anche questo episodio ha rafforzato la volontà tedesca di rendere più stringenti i controlli sui conti pubblici nazionali nell’eurogruppo. Il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schàuble aveva in programma un intervento pubblico insieme alla collega francese Christine Lagarde a Washington per rendere imperativa questa richiesta, ma le condizioni di faticoso recupero che lo tengono da due mesi in un letto di ospedale, non hanno permesso che ciò avvenisse in occasione della riunione del Fondo monetario.
A dare i dettagli dei nuovi accordi era stato giovedì il commissario europeo Olli Rehn, secondo il quale il nuovo Patto di stabilità dovrà rafforzare le disposizioni attuali attraverso un sistema più rigoroso di sorveglianza dei bilanci. Le bozze dei bilanci nazionali dovranno essere proposte alla Commissione e alla revisione dei governi degli altri paesi prima ancora che ai parlamenti nazionali. Questi piani di bilancio non verranno valutati riga per riga, ma in ragione della loro coerenza con i bilanci degli altri paesi e con gli obiettivi di medio e lungo termine. Anche le divergenze macroeconomiche, a cominciare da quelle delle partite con l’estero, saranno sottoposte a comune sorveglianza e non solo nel caso dei paesi in disavanzo.
Infine verrà creato un meccanismo di risoluzione delle crisi su basi permanenti, conforti disincentivi a farvi ricorso in caso di necessità. La proposta verrà formalizzata entro il 12 maggio dal presidente della Commissione Barroso e da quello del Consiglio Hermann Van Rompuy. Su questa base Bruxelles spingerà per una nuova struttura di governo economico che induca i paesi più capaci di crescere a sfruttare le loro risorse in modo da compensare la probabile deflazione a cui sono destinati i paesi dell’Europa meridionale, a cominciare dalla Grecia, nel loro sforzo di aggiustare bilanci e costi di produzione.
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