Firme false, radicali in tribunale "Formigoni dovrà dimettersi"

Dopo la prima denuncia e l'inchiesta di Repubblica, i radicali alzano il tiro e denunciano una vera «opera di falsificazione massiccia delle firme» del listino «Per la Lombardia» che sosteneva Roberto Formigoni alle ultime Regionali. «Roba da Repubblica delle banane - attacca Marco Cappato - il governatore deve dimettersi».
Ieri i radicali hanno querelato il governatore per diffamazione («Ha affermato che diciamo falsità») e hanno consegnato quattro scatoloni di firme al gip milanese Cristina Di Censo, che il 28 deciderà sul ricorso contro l'archiviazione che la procura aveva deciso nei confronti della denuncia presentata dalla lista Bonino-Pannella dopo l'esclusione dalle elezioni. Alle firme sotto accusa i radicali hanno allegato la perizia della grafologa Laura Guizzardi. Immediata la reazione di Formigoni: «Questi vogliono sovvertire il voto popolare come in Piemonte. Ma qui in Lombardia la cosa è ancora più chiara perché abbiamo avuto quasiil60 per cento e quasi 23 punti di distacco dalla coalizione arrivata seconda. Difenderemo il voto della nostra gente che ha scelto con grande chiarezza».
Nel frattempo, però, stando alla denuncia, le firme contestate sono salite da 374 a 473. Più un altro centinaio ritenuto «dubbio» su un totale di 3.893. E poi: «I nomi di 42 persone - dicono i radicali - sono spariti nonostante fossero stati richiesti i loro certificati elettorali. Altre 21 firme sono state conteggiate dai presentatori della lista ma di fatto non esistono. E altre 244 firme sono state contestate addirittura dall'ufficio elettorale prima ancora del nostro ricorso. Ce ne sono, inoltre, 526 irregolari «per vizi di autenticazione» e 26 che, dell'autenticazione, sono semplicemente sprovviste.
La vicepresidente del Senato, Emma Bonino, replica al governatore: «Formigoni, in difficoltà evidente sia per le sue dichiarazioni sia per le procedure, cerca di spostare il tiro e di fare confusione. Noi non mettiamo in discussione il fatto che abbia vinto o che abbia sostegno popolare. Diciamo che le firme sono state falsificate, e che Formigoni ha mentito. Ha anche accusato noi radicali di aver manomesso i tabulati, cosa non vera.
Il problema è la chiarezza delle procedure, non il consenso popolare. Nixon si dimise non perché non avesse consenso, ma per aver detto il falso». In soccorso di Formigoni, dopo giorni di silenzio, arriva il coordinatore regionale del Pdl Guido Podestà: «L'iniziativa dei radicali - dice - vuole solo sovvertire la volontà degli elettori. Inoltre, è viziata dall'assenza della nostra controparte. Cosa che ingenera una serie di domande circa il loro comportamento e l'integrità dei documenti stessi». Insorge il radicale Marco Cappato: «Abbiamo ottenuto i moduli attraverso una procedura di accesso agli atti per cui la presenza della controparte" non è prevista. E abbiamo estratto copie in presenza di pubblici ufficiali. Se Podestà vuole insinuare, come ha già fatto Formigoni, che abbiamo manomesso i moduli, quereliamo anche lui per diffamazione. In ogni caso constato che neppure Podestà difende l'autenticità di firme che abbiamo documentato come false».
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