Firme false per il listino di Formigoni ecco le mail che inchiodano il Pdl

Dalla Rassegna stampa

Dai una guardata». «Dimmi se va bene, che stampo subito». Nel processo a carico del presidente della Provincia Guido Podestà, indagato per falso ideologico con quattro consiglieri provinciali per le firme false a sostegno del listino di Roberto Formigoni alle Regionali 2010, spuntano le mail tra la tipografia che doveva stampare il listino coi moduli da far sottoscrivere ai militanti, e Clotilde Strada, la funzionaria che ha ammesso di aver gestito la falsificazione di 900 firme su indicazione di Podestà. Mail che sono state prodotte ieri in aula dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e che mostrano come, ancora a poche ore dalla scadenza del termine, la formazione del listino era in alto mare.

Il carteggio telematico parte con una prima mail di Strada spedita alla tipografia "Arte Grafica" alle 22.12 del 25 febbraio 2010 (un giorno prima della scadenza del termine) e si conclude con una quinta mail, inviata in Provincia alle 8.26 di venerdì 26. Ore di grande agitazione per i vertici del Pdl per la mancanza «alle sei di sera del 26 febbraio di circa 500 firme», come aveva messo a verbale la stessa Strada. Dall’account pdl.it di Strada, la prima mail (22.12) verso la tipografia parte senza testo, ma con due allegati (Lombardia modulistica lista Reg e Listino.xls). La seconda, delle 23.20, fa il percorso inverso, e contiene una prima rielaborazione del materiale inviato. C’è un pdf (attoPrinc-listRegionale10) e un testo brevissimo: «Dai una guardata», scrivono dalla tipografia. La terza (sono le 0.17), è ancora inviata dalla tipografia e contiene materiale che dovrebbe essere definitivo. «Dimmi se va bene, che stampo subito». Ma qualcosa ancora non va: la tipografia manda una nuova mail, alle 0.34. «Ecco aspetto». Una notte infinita, dove ancora non ci sono certezze sui componenti del listino, se è vero che nell’ennesima mail di Strada, venerdì 26, alle 8.26 - questa volta al capufficio stampa del presidente Podestà - la funzionaria si raccomanda: «Il listino non può essere ancora resto pubblico!! ps: Io non ti ho mandato niente!!». E non è un mistero che, fino a poche ore prima dell’autentica finale, arrivassero ancora sollecitazioni di esponenti Pdl che chiedevano di inserire nell’elenco propri collaboratori.

«E allora come giustifica queste mail in cui chiede, dopo la mezzanotte, un ultimo controllo alla Strada?» chiede in udienza il procuratore Robledo allo stampatore Emilio Barbieri, testimone della difesa di Podestà. «Non ricordo queste mail, forse abbiamo ristampato i moduli, forse c’era qualche errore nei precedenti», risponde Barbieri, che però non riesce a spiegare di che errori si tratti e a chi siano imputabili. La spiegazione su quel frenetico scambio di mail notturno, a poche ore dal termine per la presentazione del listino, viene ribadita ancora una volta in aula da Strada, che ha già patteggiato nell’inchiesta una condanna a 18 mesi. Per la funzionaria, le firme dei militanti Pdl sono state raccolte fino all’ultimo facendo firmare dei «moduli bianchi», con lo spazio per il listino vuoto proprio perché, nel partito, correnti e interessi contrapposti non riuscivano ad arrivare a una rosa di nomi definitiva.

«Consultandomi con Podestà, abbiamo deciso di cominciare a raccogliere le firme su moduli senza nominativi per evitare che alla fine non ne avessimo abbastanza - ha ribadito la donna - . La decisione era concordata con Podestà, una segretaria non ha autonomia. Quando il listino è arrivato, i nomi sono stati stampati nello spazio bianco». Secondo la testimonianza di Strada, quindi, anche le firme genuine, autenticate correttamente, sarebbero viziate perché raccolte su moduli in bianco, riempiti a posteriori. Una precisazione che peserà nella prossima udienza del processo, il 30 maggio, quando ci saranno la requisitoria del pm, le repliche delle difese, e forse anche la sentenza.

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