Fino all’ultimo cavillo

Dalla Rassegna stampa

 L’assemblea nazionale del Pd, che si riunisce oggi a Roma, indicherà quali saranno i principi con i quali Pier Luigi Bersani si presenterà al tavolo della trattativa con gli alleati per definire le regole delle primarie di coalizione. Ma ad essere messo ai voti non sarà un elenco di “paletti” veri e propri, che saranno definiti solo successivamente, insieme agli altri partiti di centrosinistra: ci sarà il doppio turno, la registrazione, l’impegno a mantenere l’alleanza con i partiti del centrosinistra, ma senza entrare nel merito dei nodi più delicati. Su questi, anche la commissione Statuto del Pd che si è riunita ieri mattina ha preferito glissare, limitandosi a mettere nero su bianco la norma transitoria che consentirà, se approvata, di partecipare alle primarie anche ad altri candidati, oltre allo stesso segretario. La trattativa va avanti nel frattempo su altri tavoli.
Il coordinatore del comitato renziano, Roberto Reggi, ieri era nella Capitale per parlare con gli sherpa del partito, Maurizio Migliavacca e Nico Stumpo. I risultati portati a casa, però, sembrano essere scarsi. Bersani, ma soprattutto i big della sua maggioranza interna, non mollano su due punti: la registrazione degli elettori, che potrà avvenire nei giorni precedenti o anche lo stesso 25 novembre (data prevista per le primarie), in un apposito ufficio elettorale allestito dalla coalizione e distinto dal seggio in cui si vota; la pubblicazione su internet (e non il semplice carattere pubblico, come avvenuto in passato) del manifesto-appello a sostegno del centrosinistra, con allegati i nomi dei sottoscrittori. Un escamotage, quest’ultimo, che consente di aggirare i limiti imposti dalle norme sulla privacy, che impediscono di pubblicare dati sensibili (come gli iscritti a un partito o l’albo degli elettori alle primarie), ma non i firmatari di un pubblico appello. Per votare ai gazebo, però, la firma sotto l’appello è obbligatoria.
L’unico passo avanti è stato compiuto sul terzo punto criticato da Renzi, ma anche da Nichi Vendola. Nel caso in cui nessun candidato dovesse raggiungere il 50 per cento più uno dei voti al primo turno (i renziani preferirebbero una soglia più bassa, come il 40 che già fu applicato a Firenze), per il ballottaggio del 2 dicembre l’elenco degli elettori sarà riaperto, consentendo così di partecipare anche a chi non si era registrato la settimana precedente.
«Non è cambiato proprio niente, le regole sono sempre quelle. Il Pd approverà delle regole che consentano un’ampia partecipazione alle primarie», tiene il punto Rosy Bindi. Mentre i giovani che animano il sito Gazebos oggi distribuiranno ai delegati che arriveranno all’Ergife un volantino con il ben diverso regolamento delle primarie 2005, quelle che furono vinte da Romano Prodi e alle quali votarono 4 milioni e 300mila persone. Con una quota di elettori simile, secondo il sondaggio effettuato da Swg e trasmesso ieri dalla trasmissione Agorà, Renzi supererebbe Bersani, almeno al primo turno.
Mentre ieri il sindaco di Firenze attraversava con il suo camper la Calabria (Reggio, Vibo Valentia, Lamezia, Crotone e Cosenza, anche qui con la consueta presenza consistente di pubblico), al Nazareno tutti gli uffici erano impegnati a garantire la riuscita dell’assemblea di oggi. L’elenco dei delegati (dal quale sono stati espunti quelli nel frattempo decaduti, a partire da chi ha cambiato partito) è stato suddiviso tra le diverse componenti interne, che si sono occupate di contattare personalmente gli oltre 950 membri del parlamentino dem.
Nel pomeriggio di ieri, i dirigenti garantivano la presenza di un numero compreso tra 550 e 600 delegati, sufficiente a far passare la deroga allo Statuto. Ammesso che tutti votino a favore.
Che le fibrillazioni di questi giorni possano riversarsi sull’assemblea rimane infatti un rischio evidente. Anche per questo, il dispositivo (per quanto blando) che contiene i paletti dei dem sulle regole sarà votato prima della deroga per consentire la candidatura di altri dem, oltre al segretario. E anche per questo, i giornalisti saranno tenuti all’esterno della sala, almeno per tutta la durata delle votazioni. I franceschiniani di AreaDem, che si sono riuniti ieri sera, confermano il sostegno al segretario (seppure con un loro documento) e lo invitano a tenere duro sulle regole concordate. La stessa cosa fanno anche Bindi, Fioroni e gli stessi fedelissimi bersaniani. I margini per una trattativa, così, appaiono sempre più ristretti.

I numeri del parlamento dem
Si vota prima sulle regole, poi la deroga per gli altri candidati
Il numero degli aventi diritto al voto si conoscerà ufficialmente solo stamattina all’Hotel Ergife a Roma, dove l’assemblea del Pd si riunisce a partire dalle 11. Il fixing effettuato ieri dagli uffici del Nazareno valutava la platea intorno a quota 955. In questo caso, serviranno 478 voti per approvare la norma transitoria dello Statuto che consente anche agli altri candidati dem, oltre al segretario, di presentarsi alle primarie. Questa votazione, però, avverrà solo dopo quella (a maggioranza semplice) sul dispositivo che dà mandato a Bersani di trattare con il resto della coalizione per conto del Pd le regole della competizione. Per conteggiare i voti, la platea sarà divisa in settori ognuno dei quali avrà uno scrutatore, affiancato da un funzionario del partito.

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