Fini in televisione Il tour de force comincia stasera con Annozero

Dalla Rassegna stampa

Non tutto il male vien per nuocere, come spiega con autoironia un dirigente di Futuro e Libertà: «Ormai siamo rimasti talmente in pochi che anche con i sondaggi che ci danno più bassi avremmo più parlamentari eletti che uomini da ricandidare».
Lo stillicidio di uscite dai gruppi che fanno capo a Gianfranco Fini, però, continua. E il timore che la frana si allarghi e metta a rischio - dopo il Senato, dove l'ipotesi di un nuovo gruppo di Terzo Polo che recuperi gli eletti Fli viene decisamente smentita dall'Udc: «Noi giochiamo in proprio» anche l'esistenza del gruppo di Montecitorio ha cominciato a circolare. Per il progetto finiano sarebbe una mazzata esiziale, e dunque si cerca di arginare la fuga.
«Devi scendere in campo tu»: sono stati molti i dirigenti Fli, sempre più preoccupati, che nelle ultime ore hanno insistito con Fini perché riprenda in mano la situazione in prima persona e cerchi di risollevare l'immagine della sua creatura politica, ammaccata e indebolita da giorni di battage mediatico in chiave tutta negativa. E il presidente della Camera, che tentennava perché sa che la propria sovraesposizione è un'arma a doppio taglio e ha il timore che si scateni una nuova polemica contro il suo «doppio ruolo» politico e istituzionale che non piacerebbe per nulla al capo dello Stato Napolitano, alla fine ha scelto di farlo. Salvo sorprese (o stop in alto loco), il contrattacco dovrebbe partire stasera, con una lunga intervista ad Annozero; per poi proseguire con il giro delle sette chiese televisive: da Lucia Annunziata a Ballarò. Resta da vedere se l'intervento diretto di Fini basterà a risollevare il morale delle truppe, visto che l'orizzonte al momento non induce all'ottimismo: il Cavaliere è sempre là, la maggioranza pare tenere e rafforzarsi e il centrosinistra, dopo aver inutilmente scommesso su Fini, ora è ridotta a sperare che la Lega, chiusa la finestra elettorale ad aprile, si decida a mandare a casa Berlusconi e a sostituirlo con un bel governo (di centrodestra) guidato da Tremonti.
Intanto il Fli, dato per perso Ronchi, cerca di trattenere Adolfo Urso, altra figura chiave del neo-partito e da sempre a fianco di Fini. L'assetto uscito dal congresso di Milano, però, con tutto il potere sul partito concentrato nelle mani di Italo Bocchino e con l'indicazione dell'ex radicale Benedetto Della Vedova come capogruppo, lo ha deluso. In un colloquio (acceso, raccontano dall'interno) di qualche giorno fa Fini ha cercato di convincerlo a far rientrare il suo dissenso, senza riuscirci. E ieri è stato il giorno dei ramoscelli d'ulivo: Bocchino gli ha proposto di fargli spazio ai vertici di Fli, e Della Vedova ha signorilmente offerto un «passo indietro» da capogruppo in pectore. Venerdì i deputati dovranno scegliere. Urso, si dice, sarebbe disposto a candidarsi solo se indicato all'unanimità; ma Fini non darà indicazioni. E nel gruppo si assicura che i voti andranno a Della Vedova. Col rischio di offrire a Urso il pretesto per l'addio.

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