Fini: «Resettiamo tutto. Qui sto e qui resto»

Dalla Rassegna stampa

Nel quartier generale di Fini, l'attesa per la mossa di rottura del Cavaliere ha il sapore di una temuta liberazione: qualcosa alla quale forse il leader di An anelerebbe, ma i cui rischi sono di portata tale che fino all'ultimo bisogna far di tutto per evitare. Nel pomeriggio, subito prima che cominci il voto di fiducia sulla manovra - ultimo appiglio sicuro in ore nelle quali tutto balla Gianfranco Fini fa infatti capolino nel cortile di Montecitorio ostentando serenità: «Mi raccomando, tutti a votare», dice a Fabio Granata. Poi legge qualche agenzia, annuncia «sono un po' stanco è che mi sono svegliato presto» senza tuttavia alludere al fatto che tra i mille contatti del giorno c'è anche l'ennesimo tentativo esperito da Gianni Letta per portare a una pacificazione, si ferma volentieri a parlare d'altro con Marco Pannella («ma da quand'è che porti il codino?») e scivola via nelle sue stanze senza proferire verbo.
VALUTAZIONE Del resto è da ore , dalia prima mattina, che con fedelissimi e meno fedeli si confronta, valuta, conta. In attesa passiva di una escalation verso la rottura che è data ormai per inevitabile, ma che il presidente della Camera non vuol far nulla per produrre. Perché, è il ragionamento riportato da alcuni dei suoi, «semmai è Berlusconi ad avere un qualche interesse a rompere e in questo quadro l'unica risposta possibile è non dargli appigli per farlo». Rassegnarsi a che accada, aprendo la via a un futuro in verità incerto per entrambi, ma non dare appigli. Così, mentre da Palazzo Grazioli piovono indiscrezioni su riunioni, documenti da produrre in ufficio di presidenza del Pdl, espulsioni da comminare addirittura allo stesso cofondatore, insieme con Italo Bocchino, Fabio Granata, Carmelo Briguglio («e perché io no?», si lamenta Enzo Raisi), mentre i finiani assistono al temporaneo spettacolo dell'elefante che non riesce a dare la martellata al topolino, in attesa che il colpo di martello arrivi davvero - e in fondo per scongiurarlo - il cofondatore del Pdl tenta l'ultima carta, via intervista al Foglio. Intervista voluta assai da Giuliano Ferrara per tentare una rappacificazione, dicono i finiani. Comunque una occasione che l'ex leader di An ben volentieri coglie per tentare di interrompere quella che i suoi chiamano "una folle escalation verso il divorzio", e comunque togliere in extremis qualsiasi alibi al Cavaliere mettendo nero su bianco che lui la rottura non la vuole, che «la mia posizione autentica è questa, e se proprio Berlusconi vuol rompere su questa deve confrontarsi, senza prendere a pretesto qualche dichiarazione eccessiva». «Resettare tutto, senza risentimenti», è la formula scelta parlando col Foglio: «Vuol dire che Berlusconi abbiamo il dovere di onorare un impegno politico ed elettorale con gli italiani, per questo ci tocca il compito di deporre i pregiudizi, eliminare le impuntatura e qualche atteggiamento gladiatorio delle tifoserie», spiega Fini. Che vuole «legalità», ma non un «repulisti giustizialista» e rivendica le proprie radici di uomo del centrodestra: «Io qui sto e qui resto. Nel senso dello schieramento e delle idee portanti. Se avessi dubbi radicali, non direi anche sul- le questioni della legalità, che si può e si deve resettare tutto per scrivere un nuovo capitolo con un minimo di ottimismo».
EFFETTI Un appello alla buona volontà politica che arriva dritto dritto sul tavolo di Berlusconi, ma del quale è difficile valutare gli effetti. Per- ché la situazione ormai è troppo ingarbugliata e perché, spiegano i suoi, all'atto pratico «Fini vuole un reset degli organi di partito, e un programma per la seconda parte della legislatura, che difficilmente Berlusconi sarà orientato a concedergli». D'altra parte dietro alla richiesta di tregua ci sono anche le pressioni dei tanti finiani-colombe che continuano a mal digerire la rottura. In attesa della mossa del Cavaliere, comunque, i finiani passano in rassegna le truppe e le risorse su cui contare. Ci sono una trentina di deputati e una dozzina di senatori, cui dovrebbero aggiungersi i parlamentari dell' Mpa e alcuni delusi di Forza Italia. C'è Generazione Italia che sarebbe la base territoriale. C'è Casini alla finestra col partito della Nazione, che aspetta di vedere se ancora una volta il suo ex alleato si tirerà indietro all'ultimo minuto.

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