Fini: non faccio ribaltoni Berlusconi sia più umile

Non ci sono quasi più margini per evitare la resa dei conti in Parlamento. Silvio Berlusconi si è convinto che i suoi avversari, gli ex alleati di un tempo, vogliono costringerlo all’angolo: «Vogliono solo farmi fuori», si è sfogato ieri di fronte al muro alzato da Gianfranco Fini e soprattutto da Pier Ferdinando Casini nel corso di un’altra giornata di fuoco.
«Non ci saranno ribaltoni. Se qualcuno fosse più umile e pensasse di avere torto, invece di invocare sempre il complotto, se qualcuno dicesse che alcuni impegni non sono stati mantenuti, le cose sarebbero migliori», ha detto ieri il presidente della Camera durante una lezione al liceo Orazio. «Parole sconcertanti. Le regole della democrazia si sfibrano con l’opportunismo delle convenienze politiche», ha ribattuto il ministro e coordinatore Pdl Sandro Bondi. Anche Casini non è stato tenero ed ha risposto a Berlusconi, che dipinge lui e Fini come «vecchi maneggioni della politica»: «Se siamo vecchi noi, lui allora è catacombale. Noi siamo vecchi ma non vogliamo una poltrona. Lui è più vecchio e vuole rimanerci sopra». Il clima ieri era questo: la sciabola non ha lasciato il posto al fioretto. Finiani e centristi (più i centristi dei finiani) hanno apparentemente chiuso l’ultimo spiraglio all’ipotesi di un Berlusconi bis in cambio del ritiro della mozione di sfiducia, come aveva proposto Fabrizio Cicchitto in un’intervista alla Stampa concordata con il premier. Come ieri spiegavano i berlusconiani, Cicchitto ha indicato «un percorso stretto ma praticabile» per superare il muro contro muro. E cioè: una volta disinnescata la mozione di sfiducia del cosiddetto terzo polo, evitando così lo show down del 14 dicembre alla Camera, si poteva pensare a un Berlusconi bis allargato ai centristi con un menù incentrato sull’emergenza economica e la riforma della legge elettorale. Un’apertura fuori tempo massimo, secondo i terzisti. «Non ci sono le condizioni per un Berlusconi bis. Eravamo disposti a ragionare di questo fino a ieri ma il premier sta facendo solo una politica degli insulti», ha detto il segretario Udc Lorenzo Cesa. «Sono in ritardo di una settimana. Un Berlusconi bis in cambio del ritiro della nostra mozione? Oggi non è più possibile senza un atto politico forte da parte del premier, cioè le sue dimissioni prima del 14», spiegava ieri la finiana Flavia Perina.
La differenza è questa: l’Udc ha bocciato senza appello un Berlusconi bis mentre i finiani non lo escludono ma ritengono che le dimissioni del premier siano l’unico modo per fermare il conto alla rovescia verso. «Si dimetta e avrà il reincarico fino al 2013», ha rilanciato ieri sera Italo Bocchino. I centristi inoltre hanno ribadito che il loro punto di approdo è un governo di responsabilità nazionale, non un semplice Berlusconi bis: «È una cosa diversa, è l’idea in un momento di difficoltà per il Paese, di ampliare e rafforzare le convergenze possibili», ha sostenuto Casini. Perfino una "colomba" finiana come Giuseppe Consolo ieri ha chiesto al premier di fare un passo indietro per favore la nascita di un Berlusconi bis. Ma Berlusconi non ci pensa: «È sereno e determinato. Prepara il discorso del 13», ha confermato Paolo Bonaiuti. Di fronte alle reazioni di Fini e Casini, si è rassegnato anche chi nel Pdl aveva sondato il terreno per capire se si può ancora evitare il conflitto finale. «Tentativo fallito ma utile. Li abbiamo stanati: vogliono solo mettere fuori gioco Berlusconi», commentavano ieri nell’entourage azzurro. Ma, secondo i finiani, la proposta di un Berlusconi bis è il segnale di un disagio che serpeggia soprattutto fra gli ex di Fi «preoccupati per una possibile frana elettorale» mentre il premier in questa fase si fa consigliare soprattutto dagli ex colonnelli di An, che cercano l’affondo in Parlamento.
Ma Fini non è sembrato impressionato da questa prospettiva ed ha attaccato il Cavaliere: «Si è occupato solo degli affari suoi. La politica è onestà intellettuale. Se mi guardo allo specchio la mattina, mi dico che c’è un limite oltre il quale non si può andare pena la dignità», ha detto il presidente della Camera. «Nessun ribaltone. È lui che si autoesclude», ha rincarato Casini. La Lega rimane ferma sulla sua posizione: «O il governo ottiene la fiducia e va avanti con le riforme o l’unica strada è il voto anticipato», ha ribadito il ministro Roberto Maroni. Le opposizioni bocciano ovviamente ogni ipotesi di un Berlusconi bis: «Basta, sarebbe troppo. Abbiamo già dato», ha tagliato conto Pierluigi Bersani. Il segretario Pd incontrerà Marco Pannella per evitare butte sorprese dai deputati radicali. Anche Berlusconi vuole guardare negli occhi uno ad uno senatori e deputati del Pdl, che incontrerà a cena sabato e domenica, alla vigilia della battaglia decisiva.
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