Fini fa indigestione di pranzi e trame. Al Cav. restano i voti

Dalla Rassegna stampa

Adesso c'è persino il rischio che qualcuno faccia indigestione. Chiamate il dietologo, preparate un biglietto per Merano: viaggio vacanza al centro dimagrimento di Villa Paradiso. Da Forza Italia a Forza Silvio, ma qui c`è qualcuno che va avanti solo a forza di pranzi e cene. Antipasto, primo piatto, vino rosso e trame oscure: per dessert arriva sempre il bigné al veleno. Come si fa a rosolare Berlusconi? Domanda legittima, per carità. Se a farla fosse qualcuno del centrosinistra. E non presunti alleati, con inconfessabili secondi Fini.
Il presidente della Camera è uno dei più attivi nel sottobosco politico-gastronomico. Ieri per esempio ha invitato al suo desco Pisanu e Casini. Per carità, non ci permettiamo di discutere i gusti: ognuno pranza con chi vuole, anche Brontolo e Furbolo possono essere, a modo loro, dei buoni compagni con cui dividere la merenda e l'intervallo. Ammesso che di intervallo si possa parlare. L'impressione, in effetti, è che da quando è ripartito l'assalto giudiziario, i nemici (interni) del Cavaliere di intervalli se ne concedano assai pochi. Che ci volete fare? Trovare un po' di lealtà in politica, di questi tempi, è come trovare un po` di sobrietà in Morgan. O un po'
di castità in Cicciolina. Avanti tutta, congiura dura e senza paura.

La preoccupazione
Per questo ci preoccupiamo: la linea del partito è a rischio, quella del girovita pure. Fai un pranzo oggi, fai una cena domani, tè con biscotti, caffè, cioccolatini e cornetti (soprattutto cornetti) si finisce per diventare indigesti. Cioè, come dire, si rischia di rimanere un po' sullo stomaco. La pancia si gonfia, il sogno si sgonfia: doveva essere un grande partito unico, è diventata l'esplosione delle correnti, il big bang dei gruppuscoli, la dispersione dell'energia. Una contraddizione astrale, quasi un paradosso economico: è uno di quei casi di scuola in cui ci sono tanti dividendi, ma non ci guadagna nessuno...
Quello che i divoratori di pranzi e cene, i cannibali di partito, gli avvoltoi che volano a rimorchio delle Procure non hanno ancora capito è che loro possono tramare fin che vogliono, possono  ingozzarsi e gozzovigliare, possono immaginare e congiurare, ma prima dovrebbero trovare il modo di farsi votare. Banalmente. Perché si dà il caso che, fino a prova contraria, ognuno di loro è arrivato dove è arrivato per i voti di Silvio Berlusconi: possono anche dedicarsi a riempirsi la pancia (e soprattutto la bocca), ma senza di lui non riescono a riempire le urne. E quindi i
centri e i centrini (con o senza pizzo), le dichiarazione stampa e i lanci Ansa, le manovre subacquee, le premature lotte di successione e gli altri casini (maiuscolo o minuscolo) lasciano il tempo che trovano. Per loro sfortuna vige ancora il tradizionale sistema democratico: vince chi ottiene più preferenze sulle schede. Non chi diffonde più inviti a cena.

Seconda rivoluzione
Silvio fonda forza Silvio, titolava ieri Libero. Siamo al predellino due, alla seconda rivoluzione, al salto triplo per uscire dal vicolo cieco in cui stavano di nuovo cercando di cacciarlo i suoi (presunti) amici. A difenderlo ci saranno i promotori (e le promotrici) della libertà. Ma più che i nuovi pretoriani Berlusconi è difeso dalla sua capacità di essere in sintonia con gli italiani. Man
mano che ci si avvicina alle elezioni, giorno dopo giorno, ora dopo ora, infatti, tutti i grandi cospiratori, i nemici interni, gli aspiranti in servizio permanente effettivo, saranno costretti a fare i conti con la distanza che intercorre fra i loro tanti castelli in aria e le poche radici in terra, tra il mare di parole e la siccità di consensi, tra l'abbondanza delle libagioni e la carestia di approvazioni. Siccome hanno meno seguito di una puzzola in un club di profumieri, è inutile che continuino a immaginare nei loro circoli Forza Pranzo e Forza Cena un futuro cotto e mangiato. Dovrebbero prima riuscire a cucinare il presente. Antipasto, primo, secondo, frutta e dessert. Ma alla fine c'è il rischio che a loro in bocca resti solo il gusto del liquore. Amaro.

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