Fini-Berlusconi, prove di dialogo

I metodi della prima Repubblica, buttati fuori dalla porta, stanno rientrando dalla finestra. L`incontro avvenuto ieri tra Berlusconi e Fini appartiene alla categoria «arsenico e vecchi merletti» che torna a caratterizzare la vita di Palazzo. Sicché in un clima di fredda cordialità, i due si sono ridetti per l`ennesima volta che i loro rapporti dovrebbero essere improntati alla massima collaborazione per prevenire malintesi, equivoci e quindi polemiche dannose per tutti. Sulla necessità di andare d`accordo, scusate il bisticcio, c`è accordo ed è stato confermato; quanto invece alla realizzazione dei buoni propositi, si vedrà: sarà il tempo a dire se le nubi che hanno a lungo incupito il cielo del Pdl sono state spazzate via. Per ora la serenità è precaria come tutto il resto nel nostro Paese. Volendo sintetizzare quanto di concreto è accaduto o, meglio, non è accaduto durante il pranzo dei presidenti della Camera e del Consiglio, possiamo risparmiare inchiostro e usare una sola parola: zero. Dopo di che esprimiamo un augurio: chissà che a forza di incomprensioni, i «duellanti» decidano per stanchezza di accettarsi e di deporre le armi. Che, tra l`altro, non sono servite finora a dirimere il contenzioso. Sono in arrivo le elezioni regionali, vi è l`esigenza impellente di trovare una soluzione ai problemi giudiziari del premier (non sì può governare e contemporaneamente difendersi in tribunale da accuse abbastanza assurde), bisogna affrontare i colpi di coda della crisi economica. Sono tali e tante le cose da fare subito che sarebbe una follia sprecare ancora energie in diversivi senza costrutto e privi di interesse peri cittadini. Probabilmente, nella consapevolezza di ciò, Berlusconi e Fini si sono volontariamente condannati a convivere in pace. Speriamo sia così. Da quanto si è appreso, il colloquio non ha trascurato gli «effetti del fuoco amico», cioè le critiche interne al centrodestra e quelle che noi stessi del Giornale abbiamo rivolto al presidente della Camera. A proposito delle quali ribadiamo, anche se non cene sarebbe bisogno, di non avere nulla di personale con l`uomo, stimato, ma abbiamo delle perplessità sul politico che, nell`ultimo anno, ha dato l`impressione (non solo a noi) di remare contro rispetto alla rotta della coalizione. È nostra convinzione profonda che in un momento delicato come questo, Fini dovrebbe contribuire a salvare il premier dagli attacchi politici di certa magistratura, e della sinistra forcaiola, piuttosto che rivendicare una maggiore considerazione nel partito e nella gestione degli affari di governo. Vero è che la componente An del Pdl ha diritto a partecipare alle decisioni più importanti, ma è altrettanto vero che oggi la priorità è liberare il Cavaliere da impicci extraistituzionali creati ad arte da chi, non avendo strumenti politici per contrastarlo, ricorre a sgambetti di ogni tipo. Se dovesse prevalere il principio della lealtà, Gianfranco e Silvio sarebbero una coppia formidabile in grado non soltanto di calamitare consensi ma anche di dare una spinta propulsiva alle attività governative e parlamentari. Pia illusione? No. È una previsione suggerita da un dato di fatto: conviene a entrambi portare a casa il risultato.
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