Fini accusa il centrodestra: in ritardo rispetto all'Europa

Gianfranco Fini definisce «dignitoso» il modo con il quale lavora come «arbitro», in quanto presidente della Camera, facendo il «meglio per garantire il regolamento e la Costituzione», visto che «mi si contesta da destra e da sinistra». Tuttavia questa condizione, che «non è quella dello
Speaker di tradizione anglosassone che non può esprimere opinioni personali, non gli impedisce
«di intervenire nel dibattito politico in assoluta libertà in base ai miei convincimenti». Parla agli studenti della Residenza universitaria internazionale, un'organizzazione riconducibile all`Opus dei. E le sue parole provocano la puntuta reazione del ministro triunviro del Pdl, Sandro Bondi,
irritato per alcune affermazioni fatte in quella sede. Si riapre così la fase del confronto che si era placata dopo l`aggressione a Berlusconi il 13 dicembre a Milano.
Fini denuncia l'ignoranza della Costituzione da parte dei parlamentari. «Ho letto - dice - che hanno proposto di fare un test a punti per il permesso di soggiorno: gli immigrati conoscono la Costituzione? Si, trenta punti... A me piacerebbe farlo alla Camera». Fini sostiene poi che la politica è prigioniera dei vecchi schemi ideologici sinistra-destra, «più incline a guardare dallo specchietto retrovisore piuttosto che interrogarsi sul futuro, sulle sfide della società multietnica e multiculturale, sui nuovi parametri per definire la ricchezza del Paese». Per lui «la politica di queste cose non si interessa perché si sente dire "sai ora ci sono le Regionali, fra due mesi le Comunali"». Ecco perché ammonisce che «c'è un tempo per la propaganda e un tempo per la politica, ma propaganda e politica non sono la stessa cosa. La politica non è solo gestione è qualcosa di più». In altri Paesi gli scontri sono altrettanto aspri, ma «lì almeno si discute di più, da noi siamo in un ritardo politico culturale». Ed ecco il passaggio che scatenerà più tardi la nota di Bondi: «Il mio cruccio - rileva - è che nell'ambito delle famiglie europee del centrodestra si è più aperti a certe novità, prendiamo per esempio il programma della Merkel e la sua agenda illustrata all`ultimo congresso della Cdu. Se io dicessi al Pdl di discutere di quei temi mi direbbero "sei un comunista"». Bondi premette che «alle questioni che pone Fini non si può sfuggire perché, benché spesso provocatorie, aprono una vera dialettica all'interno del nuovo
partito». Ma il problema avverte, «sono i contenuti e su questi si registra un reale dissenso». Innanzi tutto sul programma della cancelliera tedesca. «Se dovessi esprimere un mia opinione personale - dice - non esiterei a dichiarare le mie perplessità verso un'accettazione acritica delle tendenze più diffuse della modernità».
Altro punto di contestazione, quello al quale Bondi destina le parole più accorate (e per certi aspetti velenose), riguarda il ritardo culturale del Pdl. Noi, rivendica «non siamo in difetto rispetto ad altri sulla discussione sul futuro». Anzi è vero il contrario. Il partito e soprattutto il governo Berlusconi hanno espresso «una vera e propria egemonia culturale come ammettono alcuni onesti e acuti intellettuali della sinistra nel prevedere gli eventi e nel rispondere alla crisi che ha investito l'intera economia internazionale». Insomma, il sottinteso è davvero pesante, meglio «alcuni onesti e acuti intellettuali di sinistra» che Fini.
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