Fine vita: stop a nutrizione se non è più efficace

Si apre una breccia nel muro del biotestamento. La maggioranza, come annunciato, fa un piccolo dietrofront rispetto al Senato su quella che sembrava una norma tabù: il divieto di sospendere l'alimentazione forzata ai pazienti.
Ieri la commissione Affari sociali della Camera ha approvato - incassando il no dell'opposizione con l`eccezione di Paola Binetti (Udc) - un emendamento del relatore Domenico Di Virgilio (Pdl) che apre alla possibilità di sospendere l'alimentazione e l'idratazione artificiali in casi eccezionali. Il medico potrà staccare il sondino tutte le volte che la nutrizione forzata non offre al paziente «i fattori nutrizionali - recita la modifica - necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo». In una parola: quando non è più efficace. In tutti gli altri casi resterà l'assoluto divieto.
Lo spiraglio aperto dal Pdl non convince comunque l'opposizione che boccia l'emendamento: è «un'ovvietà e una presa in giro», ha spiegato tra gli altri il senatore democratico Ignazio Marino. Mentre Livia Turco, capogruppo Pd in commissione, parla di «pasticcio» perché non è chiaro in quali «casi concreti sia possibile la sospensione». Non mancano i mal di pancia anche all'interno della maggioranza. Sia tra le fila dei più intransigenti sulle cure di fine vita che spingevano per non cambiare il testo (« È uno sbraco», ha detto, ieri, senza mezzi termini Alessandra Mussolini). Sia tra i laici: «La norma non cambia nulla ed è pleonastica - ha spiegato Benedetto Della Vedova deputato "finiano" del Pdl - perché quando una qualunque cura non può essere assimilata dal paziente non solo può, ma deve essere interrotta, configurando altrimenti un caso di scuola di accanimento terapeutico». Positivo, invece, il giudizio del Vaticano che, per bocca di Rino Fisichella, presidente della Pontifica accademia della vita, parla di emendamento che difende «la dignità dell`ammalato».
Giustifica, infine, la modifica il sottosegretario alla Salute, EugeniaRoccella: «Stiamo cercando
di mettere a punto un testo coerente, per quanto possibile condiviso, e rispettoso di alcuni principi come la tutela della vita e il diritto alle cure». Il riferimento è a un altro emendamento
del relatore che dovrebbe essere approvato nelle prossime sedute della commissione Affari sociali. La maggioranza si prepara, infatti, a "benedire " una ulteriore svolta: il ddl varato a marce forzate nel marzo scorso dal Senato limitava la possibilità del ricorso al biotestamento solo ai pazienti che, persa la capacità di intendere e volere, si trovassero in stato vegetativo (non più di 2500-3mila persone all`anno). Ora, invece, si punterà ad allargare sensibilmente la platea degli italiani che potranno scrivere le «dichiarazioni anticipate di trattamento»: saranno inglobate tutte quelle persone che si trovano nella fase terminale della loro vita. «Si tratta di circa 25omila persone all'anno», ha spiegato Di Virgilio. Che, sui tempi del ddl, ha chiarito: «Arriverà in aula solo dopo le elezioni regionali».
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