'Fine vita', la legge divide. Battaglia alla Camera

Dalla Rassegna stampa

«Spero che il disegno di legge sul biotestamenio non passi - sostiene da settimane l'oncologo Umberto veronesi - che rimanga affossato per sempre, perché è meglio non avere alcuna legge che avere una legge sbagliata e cattiva».
Sembra paradossale, ma questa posizione è anche quella di Giuliano Ferrara, di Di Pietro e di gran parte dei moderati del Pdl. Per non parlare di Fini. E persino l'Udc sostiene che c'è bisogno di qualche emendamento, perché così com'è non va. E dopo l'approvazione al Senato e una serie di passaggi in commissione a Montecitorio, il biotestamento accende lo scontro alla Camera dove è approdato ieri per la discussione generale in Aula, ma da dove verrà licenziato solo ad aprile; dire oggi come uscirà è sicuramente prematuro. Perché le posizioni in campo sono varie e frastagliate. Fermarsi, chiede il Pd con Livia Turco, tornare indietro rispetto al ddl approvato al Senato, a discutere per arrivare a «costruire in uno spirito di reciproco ascolto una legge condivisa». Fare tutti un passo indietro «contro una legge indigeribile e sbagliata», auspica invece Benedetto Della Vedova per Fli. In mezzo alle polemiche, con tanto di sit-in di protesta dei Radicali davanti a Montecitorio a due anni dall'inizio di un accidentato iter parlamentare partito il 9 febbraio 2009, dopo la morte di Eluana Englaro, di fatto non si sa ancora che forma dare alla legge sul fine vita.
 
«In nessun modo si può o si deve avallare un diritto alla morte», è la posizione del relatore Pdl, Domenico Di Virgilio. Il governo, attraverso il ministro Sacconi e il sottosegretario Eugenia Roccella, difende il testo auspicandone una rapida approvazione. Persino l'Udc, però, presenterà alcuni emendamenti mentre Fli ha addirittura annunciato un emendamento unico sostitutivo dell'intero testo di legge. E non si escludono emendamenti anche dal Pdl. I nodi cruciali restano quelli dell'obbligo di alimentazione e idratazione del paziente, e quello dell'ultima parola riconosciuta ai medici anche in caso di presenza di un biotestamento.
Riassumendo, i punti su cui ruota il ddl per adesso approvato dal Senato sono in sostanza tre: alimentazione ed idratazione, che il testo prevede non possano mai essere sospese, perché considerate «sostegno vitale» e non «terapie», tranne quando «non più efficaci o non adeguati alle condizioni di vita del paziente», eccezione introdotta alla Camera. Il secondo riguarda le dichiarazione anticipate di trattamento (Dat) in previsione di una futura perdita della capacità di intendere e volere: prevedono la nomina di un fiduciario, non sono obbligatorie e durano 5 anni, non sono vincolanti.
Il terzo punto è il ruolo del medico, che non è obbligato a seguire le Dat, ma le valuta «in scienza e coscienza». «Questa è una legge contro il testamento biologico - ha sostenuto Marco Cappato, segretario dell'associazione Luca Coscioni - contro la Costituzione e contro la volontà dell'80% degli italiani».

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