Fine vita, l'appello di Saviano "Garantire un vero diritto di scelta"

«La battaglia di Englaro è una battaglia di democrazia, di libertà per tutti: per chi vuol continuare ad essere attaccato alle macchine anche quando in coma e per chi non vuole più essere curato. Nessuno può scegliere al posto tuo quale vita è degna di essere vissuta, ognuno può e deve poterlo decidere per se stesso. Per questo serve un vero testamento biologico, non la legge ora in discussione che sembra liberale ma non lo è».
Nel giorno in cui si sarebbe dovuto discutere la legge, rimandata per il decreto milleproroghe e che ai primi di marzo approderà alla Camera, a lanciare un nuovo appello è lo scrittore Roberto Saviano. Avrebbe voluto essere anche lui ieri sera sul palco del teatro Umberto per un happening teatrale dal titolo "Le ragioni del cuore, testamento biologico, sentimenti e diritti a confronto" con Beppino Englaro, il senatore pd Ignazio Marino, Simona Marchini, attori, cantanti e avvocati a raccontare le mille facce di una realtà complessa. Ma non potendo esserci fisicamente, Saviano affida ad un video il suo pensiero. «La battaglia di Englaro per ottenere la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale alla figlia – dice - è una battaglia di democrazia. Avrebbe potuto ottenere per Eluana la stessa cosa in maniera clandestina, invece si è rivolto alle istituzioni convinto del suo diritto di giustizia. E sbaglia chi parla di scelta di morte: il volere riconosciuto il diritto a scegliere sulla propria fine vita, serve a garantire che all'interno di una legge ognuno trovi la sua strada. Che chi vuole restare attaccato alle macchine possa farlo, e chi la pensa in maniera diversa abbia il diritto di vedere riconosciutala sua volontà. Questa è una scelta di libertà, libertà di pensiero».
Parole che provocano l'immediata reazione del sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella: «La verità è che non si vuole affermare la libertà di scelta delle cure, ma si chiede l'eutanasia». Nichi Vendola invece dà ragione a Saviano: «C'è bisogno di una battaglia di civiltà per garantire i diritti di ciascuno di noi».
Il giorno dopo l'appello lanciato sulle pagine di Repubblica da Stefano Rodotà e da cento intellettuali contro il testo attuale della legge (si può firmare sul sito www. autodeterminazione. it) altre voci si aggiungono. Dalle chiese evangeliche («il ddl calpesta i diritti e la libertà della persona») all'Associazione Coscioni che ha organizzato un sit in davanti a Montecitorio per un «diritto costituzionale all'autodeterminazione terapeutica contro una legge liberticida».
I punti contestati sono principalmente due: il primo è che le volontà del soggetto non sono vincolanti per il medico; il secondo è che il paziente non può rinunciare a idratazione e nutrizione. «L'Ordine dei medici ha scritto che bisogna rispettare la volontà del paziente, l'80 per cento dei chirurghi dice che disubbidirà se passerà questa legge, il 70 per cento dei cittadini vuole una legge che permetta di decidere a malati, parenti e medici, non ai politici» sottolinea il senatore Marino. E a proposito di medici, ha superato quota 2.300 firme l'appello promosso da Fp-Cgil e Fp-Cgil Medici e intitolato "Io non costringo, curo", a sostegno appunto di un testamento biologico che garantisca piena libertà di scelta.
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