Ferrara ha ammainato le mutande

L'operazione "capro espiatorio" con Tremonti vittima non poteva bastare. E infatti non è bastata a mettere al riparo l'immagine del Cavaliere, anch'essa devastata dalle traversie della manovra e dai picchi negativi dei titoli del debito. Era significativo ieri il fatto che i retroscena su Berlusconi del Giornale e dell'arcinemica Repubblica dessero al lettore sostanzialmente la stessa immagine, quella di un premier che si sente accerchiato e un po' a corto di idee.
Ancora più significativo l'editoriale sul Foglio del lunedì. Ferrara si era battuto con la consueta esuberanza intellettuale in difesa del Cavaliere e delle sue spensierate serate, aveva bacchettato i bacchettoni in nome del diritto del monarca alla trasgressione privata, aveva inalberato mutande sul sobrio palcoscenico del "Lirico" di Milano, provando a giocare al Living Theatre davanti a un pubblico di "cumenda " e Santanchè. Tutto ciò si è rivelato coraggioso ma impraticabile. Ieri sul Foglio il trono del monarca è diventata una sedia sfondata, la corte «si fa tagliare dalla lama della perfidia, della cialtroneria e dello scrocco come un panetto di burro» perché intorno a sé il monarca sceglie «bei soggetti della gagliofferia nazionale». E così «diventa indispensabile difendere Berlusconi dalla sua licenza». Ma già nel titolo Ferrara avverte il lettore che ciò è impossibile. L'editoriale di ieri ammaina le trasgressive mutande e sembra pronto ad innalzare la più tradizionale bandiera bianca.
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