A Ferragosto carceri aperte

Dalla Rassegna stampa

 

Le carceri si aprono ai democraticamente eletti. Sono oltre duecento i politici europarlamentari, nazionali e regionali che hanno firmato l'appello dei Radicali, apprestandosi ad andare in visita in un istituto penitenziario. Magari quello appartenuto al proprio bacino elettorale, oppure vicino al luogo prescelto per le vacanze. La pausa estiva, per il secondo anno consecutivo, è intramezzata dall'esperienza del "Ferragosto in carcere", l'iniziativa che approfittando della sospensione dei lavori dell'Aula permette ai rappresentanti del popolo di andare a toccare con mano le disperate condizioni di chi è recluso nei penitenziari italiani.
Quotidianamente denunciate, esemplificate dai numeri del sovraffollamento e delle emergenze: quasi 70mila reclusi e 112 morti dall'inizio dell'anno. L'hanno già rinominata «la passerella dei politici», ma si tratta di una ricognizione ispettiva che vuole essere un primo atto per prese di posizione ulteriori. Nel 2009 l'impatto con il carcere - per molti politici è stata la prima esperienza - ha avuto come effetto la presentazione di molte interrogazioni parlamentari sulla situazione dei penitenziari. Quest'anno, ad emergenza conclamata, l'obiettivo è arrivare a concrete misure in grado di defaticare il sistema carcere. Associazioni e operatori hanno approntato moduli di compilazione in cui saranno inseriti, oltre ai dati sensibili dei singoli detenuti, anche una fitta serie di informazioni riguardanti le strutture e il personale in servizio.
La radiografia, promettono da Il detenuto ignoto, confluirà in un dossier «che invieremo al Comitato Onu contro la tortura. Tutto ciò che esorbita dai canoni della legalità sarà segnalato alla giurisdizione competente affinché sia messa fine all'inerzia legislativa». Troppi infatti i progetti di legge lasciati alla deriva o svuotati di efficacia: dal piano straordinario per l'edilizia penitenziaria che in un anno e mezzo ancora non ha visto posata la prima pietra, al decreto Alfano sulla detenzione domiciliare la cui approvazione è slittata nei mesi.
Intanto, avvertono i Radicali, si continua a «morire di carcere» e le condizioni sono ancora peggiori di quelle, da record, registrate lo scorso anno. Dove il sovraffollamento aveva portato i letti a castello in celle tarate per due-tre persone al massimo, oggi si è arrivati al terzo piano. Le condizioni igieniche sono precarie in molti istituti: sifilide e scabbia non sono poi malattie così rare. Piove nelle celle dove si fa a turno per stare in piedi. Qua e là crollano i cornicioni mentre alcuni bracci sono interdetti per inagibilità. Poggioreale a Napoli, San Vittore a Milano, San Sebastiano a Sassari, il Gazzi di Messina sono soltanto alcuni esempi di una trasversale emergenza. Che sarà oggetto di «un attento monitoraggio», spiega Rita Bernardini, capofila nella battaglia per la dignità dei reclusi e prima sostenitrice dell'iniziativa ferragostana. Che precisa: «Non si tratta di una visita simbolica, bensì di qualcosa di molto serio previsto, tra l'altro, dall'articolo 67 dell'ordinamento penitenziario. Spetterà poi alla sensibilità del singolo deputato decidere come reagire».

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