Federalismo ma uniti sull'Urbe

Roma Capitale è un programma e una realtà. Un'idea capace di far vibrare corde diverse, suscitando riflessioni ed emozioni che vanno dalla storia all'attualità politica. È storia che si compie e sviluppa. Roma raggiunse- l'Italia, divenendone capitale, con dieci anni di ritardo rispetto all'unificazione. L'atto formale è la legge del 3 febbraio 1971, numero 33, con la quale la capitale veniva spostata da Firenze. L'atto sostanziale fu la breccia di Porta Pia, l'ingresso dei bersaglieri e dell'artiglieria (c'era anche quella e c'era Edmondo De Amicis), che decretò la fine dello Stato Pontificio. Roma non era solo un problema bilaterale, fra l'Italia e il Vaticano, era un tema di politica internazionale, non a caso risolto dopo la caduta dell'impero francese e la nascita della Terza Repubblica.
Mi ha stupito che un uomo attento e sapiente, come Marco Pannella, non abbia voluto festeggiare la presenza a Porta Pia, quest'anno, del Cardinal Bertone. Cosa preferiamo, noi laici, i cattolici (assai minoritari) che si riuniscono per commemorare gli zuavi?
La laicità è un valore dello Stato, l'anticlericalismo un residuato del potere temporale, che quel giorno cadde (l'anticlericalismo, del resto, fu escluso dalla Repubblica Romana, uno dei punti più alti del nostro Risorgimento). Festeggiare la caduta è una buona cosa, farlo con gli sconfitti di allora è cosa anche migliore. Il tutto, naturalmente, ferme restando le convinzioni di ciascuno sulle partite politiche aperte. Il punto fermo è uno: lo Stato italiano fu completo, i cittadini romani poterono plebiscitariamente scegliere d'essere capitale, grazie alla sconfitta del papa re.
La ricorrenza, alla vigilia dei 150 anni dall'unità, si accompagna alla nascita di Roma Capitale, inteso come ente territoriale. Culmine, anche questo, di una lunga storia. Fra i protagonisti della Repubblica Romana vi fu Giuseppe Garibaldi, che propose e ottenne, quando fu poi parlamentare, che il Po fosse considerato fiume nazionale (il che aveva ricadute economiche e amministrative, favorevoli a quell'area). Siccome i simboli hanno un loro fascino, è interessante che a far nascere la nuova forma amministrativa concorra una forza politica, la Lega, che proprio al Po ha attinto per trovare l'acqua battesimale di un nuovo e vivace modo d'interpretare il nord. Il nord diede i natali a un patriota che vide nel federalismo lo strumento per unificare e rendere indipendente l'Italia: Carlo Cattaneo. Prevalse un modello diverso, a cavallo fra il sogno mazziniano e la realtà sabauda. Il tema dell'unità è oggi superato, acquisito, né ha senso alcuno metterlo in discussione.
Il federalismo del quale oggi si parla si propone d'essere lo strumento per meglio amministrare, perché i cittadini che pagano siano anche quelli che verificano la spesa, perché i politici che governano siano anche quelli che ne rispondono. Se il federalismo (prevalentemente fiscale) che va prendendo forma sia adeguato e rispondente a quell'intento è questione aperta, materia viva del confronto politico. Ma che si accompagni alla nuova forma di Roma Capitale è buona cosa, perché segna il superamento di contrapposizioni sciocche. Prive di spessore e di pensiero. Taluno riterrà ingenue queste considerazioni, e forse lo sono. Ma da piccoli, quando ci capitava di non gradire il cibo, la nonna s'apprestava a ricordarci che lei non ne aveva: né per sé né per i figli. Quelli che son boccuccia, o si divertono a fare le boccacce, rivolti verso Roma, leggano le pagine che raccontano dei tanti giovani del nord che diedero la vita per questa città. E la frequentino senza accondiscendenza, ma con più profonda considerazione.
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