Federalismo e libertà (energetica)

Dalla Rassegna stampa

di Michele Bortoluzzi*


Il paradigma del “federalismo” e’ che la Regione possa assumere poteri superiori a quelli dello Stato in materie chiave. Il nucleare non pare sia tra queste: il Governo, presenti i leghisti, ha infatti votato con decreto del 22 dicembre, e a maggioranza in Parlamento, la Legge 99 cui conseguenza pratica e’ sfilare agli enti locali ogni possibilità di discutere di centrali, in nome di un “interesse nazionale”. .

Su questa materia si e’ pronunciato il popolo italiano, che ha stabilito con l’80% di sì al primo quesito del referendum dell’87, di negare allo Stato il diritto di superare la volonta’ degli enti locali rispetto alla scelta di installare una centrale. L’esito referendario non e’ un dogma, ma non puo’ essere considerato carta straccia. Sosituirlo con scelte di “interesse nazionale” e’ possibile tramite un ulteriore passaggio chiarificatore di questa volonta’, non previsto, o in casi eccezionali con una decisione condivisa oltre il perimetro della maggioranza di Governo, non come nel caso del finanziamento pubblico dei partiti, o dell’abolizione del Ministero dell’Agricoltura.

Nel merito, il ritorno all’atomo rende perplessi sotto il profilo del rapporto costi/benefici. In Francia per lo stesso reattore stanno spendendo tra i 4 e i 5 miliardi di euro, costi che vanno moltiplicati per 4 quindi fino a 20 miliardi, per avere la prima “razione” di energia nucleare probabilmente tra 10 anni, con maggiore sicurezza tra 15 ad un costo magari di 30 mld. La tecnologia scelta – tra l’altro – invecchia e non si è voluto risolvere il problema delle scorie.

Il progetto non si confronta con le nuove, straordinarie opportunita’ offerte dai progetti in campo sulle rinnovabili. In sintesi, da un lato si chiede un grande sforzo economico e di accettazione agli italiani, e dall’altro si offre la copertura di una piccola parte del fabbisogno: solo il 4,5 % dei consumi finali di energia sara’ infatti assicurato dalle centrali. Un fabbisogno che potrebbe essere facilmente “rimborsato” da un grande piano che comprenda il miglioramento dell’efficienza energetica, un ricorso massiccio alle rinnovabili che le renda convenienti (da seguire attentamente il progetto dell’interporto di Padova), l’investimento in ricerca e nuove tecnologie, tra le quali le “torri solari di Rubbia”. Non c’è dubbio che il progetto di un piano “europeo” dell’energia, con “Desertec”, che prevede le torri solari nel deserto del Sahara, rimane l’obiettivo piu’ importante cui lavorare nel medio periodo e di cui parleremo a Padova il 30 gennaio con molti scienziati e politici.

*Giunta Nazionale radicali Italiani

 
 
 

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