Fecondazione assistita Deciderà la Consulta

Nuovo colpo alla legge sulla fecondazione assistita che ritorna per la seconda volta all'esame della Corte Costituzionale. Il dubbio riguarda una delle colonne principali della legge: la fecondazione eterologa vietata in Italia che si realizza con ovuli o seme esterno alla coppia. La decisione, presa dalla prima sezione del Tribunale civile di Firenze, provoca l'immediata reazione del governo. «C'è una legge e va rispettata», afferma il ministro della Salute, Ferruccio Fazio. Il sottosegretario Eugenia Roccella parla di rischio di «deregulation» e di ritorno al Far West della procreazione. L'Osservatore Romano riafferma il no alla «corsa al ribasso» innescata dalle tecniche di fecondazione artificiale e indica il problema nella «prevenzione della sterilità» spesso dovuta a errati stili di vita e all'età elevata in cui le donne fanno figli.
Il caso nasce dal ricorso di una coppia piemontese: lui è sterile, impossibile avere figli senza la donazione esterna di seme. Falliti anche sei viaggi della speranza all'estero in Svizzera e a Praga. Si percorre allora la via giudiziaria, tramite l'Associazione Luca Coscioni. Gli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini presentano il ricorso e da lì l'ordinanza che porta alla Consulta la legge. E il secondo rinvio sulla "40", sempre del Tribunale di Firenze, che già due anni fa si rivolse ai giudici costituzionali che accolsero il rilievo eliminando l'obbligo di produzione di soli tre embrioni in ogni ciclo di fecondazione, l'obbligo del loro contemporaneo impianto, e annullando il divieto di congelamento degli embrioni in sovrannumero.
«Il giudice ha riconosciuto le istanze della coppia dopo aver rilevato profili di manifesta irragionevolezza del divieto assoluto di eterologa, per "l'evidente sproporzione mezzi-fini" - spiegano i legali - abbiamo deciso di raccogliere la sfida nonostante fosse la più difficile, tra quelle necessarie per riscrivere la legge 40, perché ci sembrava che i tempi fossero maturi e si stesse creando una sensibilità finalmente europea al problema, come dimostra anche il Nobel dato a Stoccolma a Robert Edwards - padre della tecnica dei "bebè in provetta" nati a milioni in tutto il mondo - che riconosce come questa tecnica medica raccolga istanze e aspirazioni profondamente umane». Il lungo iter della "40" nata nel febbraio 2004, ha visto un acceso dibattito etico; nel 2005 quattro referendum per abrogarne i punti più restrittivi riguardo alle tecniche utilizzabili sono falliti, con un'affluenza del 25,9%, ben sotto il quorum.
A livello europeo le legislazioni sono varie: in Francia è consentita la donazione dei gameti maschili (sperma) e femminili (ovuli) se la coppia convive da due anni. Nel Regno Unito è consentita la donazione dei gameti, se gratuita. In Norvegia è autorizzata per il solo seme maschile e per gravi malattie genetiche e sterilità. In Spagna è consentita la donazione con rimborso spese al donatore o alla donatrice. In Belgio è permessa la donazione a favore sia di coppie, sia di "single"; in Svezia e Svizzera la coppia dev'essere sposata o convivente. In vari Paesi l'anonimato del donatore è assoluto; in altri, i figli possono conoscerlo dopo la maggiore età. In Danimarca i dati sono tenuti in un registro pubblico. In generale l'autorizzazione è legata a gravi malattie genetiche trasmissibili e a problematiche sanitarie che rendono impossibile poter avere un bambino. A parte Paesi come Giappone, Turchia o Arabia Saudita, gran parte degli Stati di tradizione giuridica occidentale permette l'uso di materiale genetico di un donatore estraneo alla coppia: in Germania e Austria è consentita la donazione del solo seme maschile alle coppie sposate. Un caso tedesco, all'esame della Corte europea dei diritti dell'uomo potrebbe però aprire la via anche in Germania alla donazione dei gameti femminili.
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