Fazio: "Pillola abortiva, il ricovero è obbligatorio"

Chi deciderà di abortire con la pillola Ru486 dovrà anche accettare di essere ricoverata. Fino a quando i medici non avranno accertato l'interruzione della gravidanza e lo stato di salute della donna. Il Consiglio superiore di sanità ha, infatti, deliberato che «come unica modalità di erogazione» del farmaco ci sia «il ricovero ordinario fino alla verifica dell'espulsione completa» per garantire "la tutela psicofisica della donna e il rispetto della legge 194". Bocciato il day hospital, dunque, così come avevano, un mese fa, autorizzato tre regioni: Emilia Romagna, Piemonte e Provincia autonoma di Trento.
In assenza di linee guida nazionali era stato optato per la possibilità di lasciare libertà al medico
e al paziente di valutare caso per caso. Questa scelta è stata una scintilla per i politici. Ieri, il parere del Consiglio superiore di sanità.
E ora, a breve, arriveranno le indicazioni del ministero della Salute. Tutte le regioni le dovranno rispettare. «Il Consiglio - commenta il ministro della Salute Ferruccio Fazio - ha raccomandato la formulazione di linee di indirizzo e il ministero si riserva di adottare le necessarie iniziative di monitoraggio e valutazione al più presto».
Ed è di nuovo polemica. Attacca Livia Turco ex ministro della Salute e capogruppo del Pd nella commissione Affari sociali di Montecitorio: «La scelta di somministrare la pillola abortiva solo in ricovero ordinario è una saga dell'ipocrisia: significa che le donne usciranno dall'ospedale dopo aver firmato le proprie dimissioni e questa non è certo la via per tutelare la loro salute».. Parla di un «parere politico di non esperti» il ginecologo torinese Silvio Viale, esponente dei Radicali e fra i primi a sostenere e sperimentare l'Ru486 in Italia. «La donna - prevede Viale - non
sarà costretta a rimanere in ospedale perché l'aborto non avviene con un intervento unico, ma attraverso due distinte somministrazioni di farmaci. E tra la prima e la secondo non c'è alcun bisogno clinico del ricovero». E', invece, un «decisione corretta» secondo il Vaticano.
In grado di limitare, secondo monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia, «il più possibile i danni oggettivi che la pillola crea». «In questo modo si dà un'assistenza necessaria in un momento in ogni caso drammatico della vita della donna, fermo restando - aggiunge Fisichella la più viva contrarietà alla Ru486».
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