Per favore, adesso parliamo di eutanasia

Dalla Rassegna stampa

Serve una legge per la "dolce morte".
Settanta testimonial chiedono una regolamentazione al Parlamento

"Se l'eutanasia fosse legale non aumenterebbero le morti, diminuirebbero le sofferenze".
Sono queste le parole di Neri Marcorè nel video appello presentato ieri a Roma in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani per chiedere al Parlamento italiano una parola definitiva sulla regolamentazione della "dolce morte".
Il progetto, promosso dall'Associazione Luca Coscioni e dal Comitato EutanaSiaLegale, prende le mosse dalla proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell'eutanasia e del testamento biologico, che è stata depositata nel settembre 2013 in Parlamento.
Finora però la proposta non è mai stata discussa e nemmeno calendarizzata.
Il video, che dura 3 minuti, è una sfilata di volti celebri e non, tra cui malati, infermieri, medici e personaggi pubblici.
Sono 70 i testimonial, tra cui Corrado Augias, Emma Bonino, Marco Pannella, Maurizio Costanzo, Roberto Saviano, Umberto Veronesi, Aldo Nove, Michelangelo Tagliaferri, Mina Welby, Platinette e Selvaggia Lucarelli. Sguardo in macchina e poche parole a testa, tutto per chiedere una cosa sola: per favore, parliamo di eutanasia.
«Onorevoli parlamentari, a chi appartiene la mia vita?» chiede il regista Marco Bellocchio nel messaggio.
«La Costituzione prevede che il popolo eserciti l'iniziativa delle leggi» ricorda invece lo scrittore Saviano. E sono stati più di 67mila i cittadini che nel 2013 hanno firmato la proposta di legge: ma per ora le loro voci non sono state ascoltate.
«Le abbiamo provate tutte ma il Parlamento fino ad ora è rimasto sordo» ha spiegato Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, durante la conferenza di presentazione presso la sede del Partito Radicale di Roma.
«Negli 8 anni trascorsi dalla morte di Piero Welby, il Parlamento ha sprecato ogni occasione di offrire agli italiani una buona legge sul fine vita. Con il video-appello pubblicato oggi, abbiamo dato un volto a quella maggioranza di cittadini favorevoli alla regolamentazione dell'eutanasia e del testamento biologico e a quelle decine di migliaia di malati che chiedono di essere liberi, fino alla fine».
Perché l'eutanasia è un problema che riguarda tutti.
«Ogni anno sono migliaia i casi di eutanasia clandestina, ogni giorno quattro persone malate si suicidano anche nei modi più terribili» si spiega nel video messaggio, ricordando la fine atroce di Mario Monicelli, costretto a suicidarsi gettandosi dalla finestra del San Giovanni di Roma per sfuggire alla sofferenza. Eppure in Italia la dolce morte resta un crimine e «chi aiuta un malato terminale a morire rischia fino a 15 anni di galera».
«Si tratta di riconoscere un diritto umano. Il diritto di morire», spiega l'oncologo Veronesi, che solo pochi giorni fa è intervenuto per difendere i medici che praticano l'eutanasia.
«Parrebbe semplice, no?» domanda ironicamente Pannella.
«Ed è semplice» conferma Tagliaferri. «Basta cominciare a discuterne».

 

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