La farsa delle primarie a Palermo

La faccenda delle primarie palermitane sta rapidamente virando nella farsa e molti dei protagonisti non negano il loro contributo alla rappresentazione. «C'è una inchiesta giudiziaria aperta, le primarie sono da annullare» così Leoluca Orlando pensa di risolvere un problema politico.
La farsa sta nell'inchiesta che vede indagati due coniugi del quartiere Zen, attivisti del comitato locale pro-Ferrandelli. Si ipotizzano gravi reati, un aggiunto e due sostituti procuratori indagano. Sarebbe emerso che l'indagata avrebbe corrotto alcuni elettori facendosi delegare per il ritiro dei certificati elettorali e poi fornendo loro... 1 euro, necessario come quota per il voto. Ferrandelli ha ottenuto al gazebo dello Zen 153 voti, la cifra messa in campo per truccare le primarie sarebbe dunque di 151 euro, presumendo che almeno i coniugi indagati abbiano pagato di tasca loro. Allo Zen la differenza è risultata di 30 voti a favore di Ferrandelli. La magistratura indaga, intanto Orlando parla di «primarie inquinate a livello politico» mostrando per l'ennesima volta di confondere due livelli diversi, Rita Borsellino rincara la dose evocando irregolarità «sul piano politico ed etico», piani poco frequentabili dai Pm, l'onorevole Ginefra, persona pratica, intima a Ferrandelli di ritirarsi.
Infine, come ieri qui si prevedeva, Orlando ha annunciato un candidato alternativo nelle elezioni vere, che la sinistra si avvia così a perdere.
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