"Farmaco italiano per il boia, intervenga il governo"

L’ipotesi che da gennaio nelle vene dei condannati a morte possa scorrere una sostanza prodotta a due passi da Milano fa rabbrividire gli abrogazionisti italiani. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty, si rivolge alla Hospira: «Fino a stamattina forse milioni di italiani non conoscevano il nome dell’azienda. Immagino che ai responsabili non faccia piacere una notorietà per prodotti destinati a uccidere esseri umani». Per i radicali di Nessuno tocchi Caino «è paradossale che il nostro Paese, che ha abolito la pena di morte e si batte all’Onu per la Moratoria delle esecuzioni, aiuti gli Usa per l’iniezione letale», sottolinea Sergio D’Elia, mentre Elisabetta Zamparutti ha chiesto l’intervento del governo in un’interrogazione urgente. L’amministratore delegato della Hospira, Giuseppe Riva, replica che «l’anestetico non nasce come farmaco per le esecuzioni capitali», precisando che «le regole saranno seguite come impone il codice etico aziendale».
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