«Fai debiti». «Bugie». Lite Grillo-Renzi

Dalla Rassegna stampa

Dopo avere incoronato Antonio Di Pietro a futuro capo dello Stato, Beppe Grillo concentra le sue attenzioni sul Pd. E prende di mira il candidato democratico più in sintonia con il suo messaggio di rottura, Matteo Renzi, definendolo «ebetino»: «Il fantasma di un ex sindaco si aggira in una Firenze strangolata dai debiti: da quando si è presentato alle primarie, Renzi non si è mai presentato in consiglio comunale». Segue replica del sindaco di Firenze: «Per dire che Firenze affoga nei debiti bisogna non capire nulla di nuoto oppure non capire nulla di economia. Beppe Grillo nuota bene». Scontro che non è nulla rispetto a quello che sta accadendo nell'Idv, dove Di Pietro smentisce perentoriamente l'indiscrezione pubblicata dall'Unità secondo cui una lista e simbolo «Basta!» sarebbero già pronti: «È l'ennesima boiata informativa. E mo' basta con tutte queste sciocchezze». Ma Massimo Donadi, pronto a fare i bagagli, conferma.

Il post di Grillo, con un montaggio fotografico che evoca la nota trasmissione tv, è intitolato «Chi l'ha visto?». Parla di Renzi, che definisce «Grande assenteista», citando i dati delle sue presenze. Dal 13 settembre, scrive Grillo, «non è mai stato in consiglio. Forse per i debiti verso i fornitori, 98 milioni di euro». Anche per questo, dice, «Reni prepara la grande fuga verso il Parlamento», fuga «immorale». Renzi sceglie l'ironia per rispondere. E affida al suo staff la replica più puntuale: «E una balla galattica», dice il suo portavoce, Marco Agnoletti. Che non smentisce i dati sulle presenze in consiglio, ma riporta un lungo elenco di impegni da sindaco di Renzi. Il quale ieri da Siracusa, torna su Grillo: «Dice cose giuste, ma altre francamente insopportabili, come quando sostiene che la mafia non ha ucciso nessuno o che l'Aids non esiste».

Intanto nell'Idv si consuma una rottura clamorosa. Di Pietro parla di «killeraggio mediatico» e smentisce di voler sbaraccare il suo partito: «L'Idv sarà presente alle prossime elezioni, da sola o ben accompagnata. Io resterò alla guida di Idv fin quando Dio e i nostri iscritti e militanti lo vorranno». Quanto a Grillo nessuna alleanza, ma «sinergia in battaglie comuni. Anche se so che insieme facciamo paura al sottobosco della politica tradizionale». Dal suo staff si smentisce che il logo mostrato per errore in una riunione fosse il simbolo del nuovo partito: «Era un manifestino che dobbiamo usare per la campagna referendaria Basta Casta». Donadi smentisce a sua volta: «Basta casta? E una balla galattica. Quello era chiaramente un simbolo elettorale. C'era in due versioni e nella seconda c'era il nome di Di Pietro. Tanto che ho scherzato: "Basta Di Pietro potrebbe essere il nome della mia mozione contro di te al Congresso"». Mercoledì è prevista la riunione congiunta dei gruppi Idv: «Sarà la resa dei conti. Se passasse la linea di superare l'Idv per una costituente neo grillina e l'Idv decidesse di suicidarsi, proseguirò altrove le mie battaglie. Altrimenti sarà Di Pietro a dovere fare un passo indietro».

Più probabile la prima ipotesi, anche perché, come ammette Donadi, «in un Parlamento nominato, la fedeltà al leader è molto forte». Ma Donadi potrebbe non arrivare a mercoledì capogruppo, come denuncia lui stesso: «Stanno raccogliendo le firme per fare una riunione prima e dimissionarmi. Una cosa meschina. Ma fa capire che mi temono». Intanto Leoluca Orlando smentisce di voler lasciare il partito: «Ma non mi rassegno a fame un partito morto. Cì sarà bisogno di una profonda trasformazione assieme a Di Pietro». La cui collocazione vicino a Grillo non piace a Nichi Vendola: «Sarei dispiaciuto se abbandonasse l'idea di voler cambiare il centrosinistra». Il leader di Sel, rispetto alle difficoltà di dialogo con Pier Ferdinando Casini, rassicura: «Le persone di buona volontà possono convergere». Ma la sua posizione su Monti resta ostile: «Non lo demonizzo, è un galantuomo, una persona garbata e di cultura. Ma è dentro un filone che contrasto, quello della tecnocrazia liberista». A Vendola non piace molto neanche Renzi: «Finora ha detto cose non molto rassicuranti. Ma se vincesse e rispettasse la carta di intenti, io ci sarò». E ci sarà in modo diverso dal passato: «Io feci cadere Prodi? Prodi è stato fatto cadere da tanti. Ma penso che le dispute di allora ci debbano insegnare qualcosa».

Intanto da ieri è possibile preregistrarsi online al sito www.primarieitaliabenecomune.it. E sembra ormai certo che ci sarà una sfida tv a cinque condotta da Sarah Varetto, direttore di SkyTg24. Bersani - che lancia «l'Agenda Italia», oltre l'Agenda Monti - riceve un endorsement di peso, da Carlo De Benedetti: «Lo voterò. E per bene, lo stimo, mi dà un senso di stabilità maggiore di altri». Chi invece spera in Renzi è Mario Staderini, confermato ieri, al Congresso, segretario radicale: «C'è una conventio ad excludendum nei nostri confronti che Bersani vuole applicare. Spero che, nel caso vinca, Renzi non la accetti».

 

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