Il faccia a faccia e i rischi di una tragica corsa elettorale

Dalla Rassegna stampa

Un incontro «urgente e imprevisto». Con queste parole, che dette davanti alle telecamere hanno subito acceso grande curiosità, il presidente Napolitano si è congedato in tutta fretta ieri mattina da un convegno in corso al Quirinale, per andare a incontrarsi con Monti. Avevano parecchie cose da dirsi, a cominciare dal crescente allarme generale per il deterioramento della situazione nell’Eurozona. Si vede benissimo dal mutato atteggiamento della Merkel, che giorno dopo giorno appare in difficoltà a gestire nel suo paese le conseguenze dell’accordo sul fondo antispread deciso nell’ultimo vertice di Bruxelles. E si è capito anche dalla cautela con cui il ministro dell’Economia Grilli ha confermato che la febbre del differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi, salita da giorni oltre i limite di guardia, stavolta non ha solo cause interne. Domani i leader europei tornano ad incontrarsi, in un clima - nessuno prova a nasconderlo reso più pesante dai timori per l’agosto della speculazione sui mercati.

Monti e Napolitano hanno parlato pure del caso Sicilia, alla luce della conferenza stampa tenuta dal governatore Lombardo dopo la lettera in cui il Presidente del consiglio gli aveva sollecitato una conferma delle dimissioni. Conferma che è arrivata, accompagnata però da reazioni molto dure del governatore sia contro Monti e il governo, al quale l’amministrazione siciliana chiede di pagare arretrati per un miliardo di euro (400 milioni sono stati versati ieri sera), sia contro Formigoni, che lo aveva preso in giro su Twitter. Chiaro poi il proposito di arrivare comunque allo scioglimento dell’Assemblea regionale e alle elezioni anticipate per rinnovarla a ottobre. Lombardo, in altre parole, punta ad evitare il commissariamento adombrato nella lettera di Monti e a lasciare in piedi per l’ordinaria amministrazione una sorta di governo elettorale guidato dal suo vicepresidente Russo.

L’idea di un assaggio, che sarebbe molto più di un assaggio, di campagna elettorale in autunno, preoccupa molto sia Napolitano che Monti, per le conseguenze destabilizzanti che potrebbe avere sull’Italia. Si tratterebbe in realtà di una corsa alle urne che, partendo dall’isola, proseguirebbe ininterrottamente fino alle elezioni politiche nazionali di primavera, con la conseguente paralisi del Parlamento, già oberato di una dozzina di decreti da approvare, del trattato fiscale europeo da ratificare e della legge elettorale da rifare. Così, nell’agenda complicata dei due Presidenti, adesso c’è anche l’incognita della sfida solitaria di Lombardo e dell’anomalo voto siciliano.

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