Facce nuove adieu Per i socialisti francesi ci sono due tromboni

"Le renouveau en marche, pot au feu, ou jeu de six cartes?" Il nuovo che avanza, gran bollito alla francese, o gioco delle sei carte? Domenica 9 ottobre, 2.601.643 francesi si sono recati a votare non per le primarie socialiste come si è detto e neanche perle primarie di tutta la sinistra, ma per quelle del Partito Socialista più il Partito Radicale di Sinistra. Che sarebbe quasi come dire una balena e un'acciuga: l'editore e senatore Jean-Michel Baylet, presidente dei radicali, ha avuto appena 16.623 voti, pari allo 0,64%, che da un lato lo hanno messo in diretta concorrenza con i 10.561 voti bianchi e nulli, lo 0,41%.
Che in effetti intrigano non poco: ve l'immaginate uno che di domenica perde il tempo per andare a una appuntamento del genere, sottoscrive un documento di adesione, paga un euro, e poi lascia la scheda intonsa o ci mette su uno scarabocchio o un insulto? Dall'altro, ha dimostrato il come non lo abbiamo preso sul serio neanche i militanti del suo stesso partito, che comunque 11 deputati li ha.
La svolta
Certamente è stato un fatto nuovo rispetto alle primarie nuovo alle del 2006: riservate ai soli iscritti del Ps, sia pure con la possibilità di farsi la tessera prima del voto con soli 20 euro. E ancor di più rispetto alle primarie del 1995, riservate ai soli iscritti socialisti.
Fin qui, dunque, bene. Solo che, se vogliamo parafrasare il noto detto evangelico, l'otre nuovo è stato usato per versarci vino vecchio. Chi aveva vinto cinque anni fa, per essere poi sconfitta da quel Sarkozy che non si sarebbe poi propriamente rivelato un fenomeno? Ségolène Royal, che aveva preso il 60,65%, contro il 20,69% di Dominique Strauss-Kahn e il 18,66% dell'ex-premier Laurent Fabius. Strauss-Kahn stavolta non si è ripresentato, giusto perché gli è capitato tra capo e collo il pasticcio che tutti sappiamo.
E in questo modo ha fatto fuori anche Fabius: che si era messo d'accordo con la segretaria del partito Martin Aubry, figlia di Jacques Delors (è stato ministro socialista e presidente della Commissione europea), per sostenerlo, visto che appariva il più in forma nei sondaggi. Si è ripresentata invece Ségolène, e gli hanno metaforicamente riso in faccia: appena il 6,83%.
Ma la cosa è rimasta in famiglia dal momento che il 39,83% l'ha preso Francois Hollande, che era stato segretario prima della Aubry e dopo Jospin. E Hollande con Ségolene ci ha vissuto assieme per 29 anni, facendoci quattro figli. Candidata presidenziale lei, segretario lui, il giorno stesso del secondo turno perso contro Sarkozy, il 17 giugno 2007, annunciò che si separava, e in seguito ne spiegherà i motivi in un libro che si intitola "I retroscena di una sconfitta". C'era infatti di mezzo anche un forte dissidio politico sulle strategie, ma il problema fondamentale era quello, banalissimo, delle corna. «Gli ho chiesto di lasciare il domicilio, di vivere per i fatti suoi la sua storia sentimentale, ormai sventolata nei libri e sui giornali, e gli ho augurato di essere felice». Ma sembra che lo abbia anche minacciato: «attento, o non vedi più i tuoi figli!». Anche se in realtà solo l'ultima è ancora minorenne. Gli stessi figli, peraltro, oggetto di battute maschiliste all'interno del suo stesso partito. «E chi gli guarda i bambini se diventa Presidente?» (appunto Fabius).
La Commissione
Poi nel 2008 lei si era candidata alla segreteria del partito in successione a lui, ma era stata sconfitta da Martine Aubry. Che a questo primo turno ha avuto il 30,4%, e che a sua volta è non altri che la figlia di Jacques Delors: presidente della Commissione Europea dal 1985 al 1994. Anche lei, insomma, tutto in famiglia.
Un personaggio nuovo sarebbe stato Manuel Valls, Nato a Barcellona, francese per naturalizzazione, nipote di un cattolico repubblicano che durante la Guerra Civile Spagnola aveva rischiato la pelle sia con i franchisti che con le sinistre, ha in effetti proposto un programma coraggioso in campo di fisco, immigrazione e sicurezza. Talmente coraggioso da risultare però addirittura suicida, e fermarsi al 5,62. Insomma, le “tirai renouveau” sarebbe stato Arnaud Montebourg: che in realtà ha 49 anni come Valls, ma ne dimostra almeno 10 di meno, ha un nonno materno algerino, non ha avuto remore a sparare subito su Strauss-Kahn, e con il suo 17,2% è diventato l'ago della bilancia. Giustizialismo a parte, c'è però quella sua idea di sostituire la Quinta Repubblica di De Gaulle con una Sesta Repubblica ispirata alle idee di un no global filippino di nome Walden Bello. Che forse spiega perché poi la maggioranza degli elettori ha preferito il vecchio.
© 2011 Libero Quotidiano. Tutti i diritti riservati
SU