F35, Bersani chiude. E l’Europa ormai si fida

La mossa di Pier Luigi Bersani per la revisione dell’impegno sugli F35 si inquadra in un preciso disegno di politica internazionale perseguito dal Pd per accreditare l’idea che il leader del Pd is fit to lead Italy, come ha scritto il Financial Times. L’editoriale del quotidiano londinese mette il sigillo sull’impegno che il segretario dem ha posto negli ultimi mesi, intensificandolo in queste settimane, per ottenere la definitiva legittimazione internazionale.
E a sdoganare il leader dem sono proprio quegli ambienti finanziari tradizionalmente scettici nei confronti della sinistra. L’articolo non firmato, quindi riferibile direttamente alla direzione, è servito in parte come “riparazione” rispetto a quello di Wolfgang Münchau del giorno precedente, nel quale si criticavano le politiche rigoriste attuate da Mario Monti.
Ma alla correzione in corsa sul premier uscente si aggiunge anche l’ennesimo stop a Berlusconi («il Cavaliere della risata») e, soprattutto, l’inattesa promozione di Bersani. O, meglio, di quel Bersani convinto riformista, che da ministro mise mano alla liberalizzazione «degli avvocati e delle farmacie ». Mentre rimane il rischio che il leader dem rimanga ostaggio «dell’ala sinistra del suo partito, che si oppone alla riforma di un mercato del lavoro inefficiente ». Non sono bastate, insomma, le recenti interviste di Stefano Fassina allo stesso FT e alla Frankfurter Allgemeine Zeitung per scongiurare agli occhi internazionali il rischio di una sinistra conservatrice.
L’impegno comunque continua. Sul fronte americano, a muoversi è soprattutto il responsabile esteri Lapo Pistelli, che nei giorni scorsi è stato negli Usa per partecipare all’Inauguration del secondo mandato di Obama e ne ha approfittato per incontrare alcuni uomini chiave dello staff della Casa Bianca e tranquillizzarli sul futuro governo del nostro paese.
Più articolata è la strategia a livello europeo, che si fa forte anche di un vento nuovo che spira sul Vecchio continente: ieri l’Ecofin ha dato il via libera a una cooperazione rafforzata tra undici paesi per la promozione della Tobin tax.
Prima del voto, i dem italiani ospiteranno i “cugini” degli altri paesi europei in due importanti iniziative. La prima dal 29 al 31 a Trieste: una riunione del gruppo dei Socialisti e democratici del parlamento di Strasburgo, che sarà aperta da Bersani e vedrà anche la partecipazione di Enrico Letta. Il tema è il rilancio della politica industriale europea.
L’8 e il 9 febbraio, invece, i leader progressisti europei convergeranno a Torino, convocati dalla Feps guidata da Massimo D’Alema, per sostenere la candidatura di Bersani. L’obiettivo è replicare l’appuntamento di Parigi dello scorso marzo, che portò fortuna a François Hollande nel suo cammino verso l’Eliseo. Il presidente francese resta l’interlocutore privilegiato dei dem, anche se a Torino non potrà esserci, ma invierà un videomessaggio.
L’asse con Parigi è ancora più evidente in questi giorni, grazie al sostegno pubblico che Bersani, D’Alema e Prodi stanno garantendo all’intervento francese in Mali. Mentre il segretario del Pd spiega di voler «rivedere il nostro impegno per gli F35», suscitando il plauso di Vendola, non si fa intimorire dalla divergenza con l’alleato di Sel a proposito dell’azione militare nel paese africano, contro gli insediamenti terroristici di al Qaeda.
Ieri la camera ha approvato un ordine del giorno bipartisan Pd- Pdl per fornire un supporto logistico in Mali, con l’invio di aerei per il trasporto di personale e mezzi.
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