Extracomunitari imprenditori dialogo con la neo-classe dirigente

In questi giorni sono stati resi noti i risultati di due rilevazioni sulle imprese guidate da extracomunitari. Uno studio della Camera di Commercio di Milano segnala come dal 2000 siano cresciute del 72% le aziende di ristorazione etnica (in Lombardia del 147%!). In termini assoluti si parla di 10 mila imprese in tutta Italia. Un’altra ricerca della Fondazione Leone Moressa ci dà ulteriori informazioni. Nonostante la recessione, gli imprenditori extracomunitari sono aumentati del 4,7% arrivando a 425 mila unità che mostrano, a giudizio dei ricercatori, «una notevole capacità di adattamento». Anche in questo caso Milano è la città con la maggiore concentrazione, oltre 45 mila ditte.
L’aumento di iniziativa si riscontra però su quasi tutto il territorio nazionale, con conferme (Prato) ma anche sorprese (Terni). In testa alla classifica dell’imprenditorialità sono i marocchini che sopravanzano nettamente i cinesi. Il businessman migrante ha in media tra i 30 e i 49 anni, occupa aree di attività che gli italiani trascurano e mostra al suo interno anche una significativa presenza femminile (una su quattro). Al di là dei numeri appare evidente come si stia formando, abbastanza velocemente, un nuovo ceto imprenditoriale e commerciale piuttosto largo che può rappresentare una risorsa preziosa per l’integrazione. Chi più di un uomo di impresa è interessato al dialogo proficuo con le autorità, a condizioni di stabilità dei commerci e, in definitiva, a una vita pubblica ordinata e regolata?
Come ci insegna la storia il ceto medio si rivela quasi sempre il baricentro della crescita e della mobilità sociale. In questo caso, visti i problemi che l’immigrazione pone a un Paese come il nostro che non ha alle spalle una ricca esperienza, si può pensare di fare un passo in avanti e considerare gli imprenditori extracomunitari come una sorta di classe dirigente con la quale rafforzare i legami e il confronto? Presto o tardi si comincerà ad affermare un’esigenza di rappresentanza degli immigrati che precede il tema del voto. Bisognerà coinvolgerli in un dialogo costruttivo sulla sicurezza, la lotta al degrado, la gestione dell’istruzione mista. Poter dialogare con una «neo-classe» di imprenditori si rivelerà un vantaggio.
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