Eutanasia. Avvenire insorge «Fermate quello spot mortale»

Bloccare lo spot pro-eutanasia voluto dai Radicali. Lo ha chiesto il quotidiano dei vescovi l’Avvenire. «Permettere che si pubblicizzi un reato attraverso i mezzi di comunicazione - scrive il quotidiano nel suo editoriale - a noi pare inammissibile». Non ha dubbi. Va impedita la trasmissione dello spot a favore del "fine vita" trasmesso prima in Australia, poi "lanciato" in Italia dai Radicali. Una provocazione da respingere per il quotidiano cattolico. Visto che, si sottolinea, è «chiaro l’intento di provocare un caso» e di «azzardare la dimostrazione del trito teorema secondo il quale il Paese sarebbe più avanti del Palazzo (e della Chiesa, manco a dirlo) nell’esigere la codificazione di nuove libertà». L’editoriale ricorda «agli smemorati che il Codice penale sanziona con chiarezza "l’omicidio del consenziente", la fattispecie - spiega - sotto la quale ricadono eutanasia e suicidio assistito». Per questo Avvenire chiede all’Autorità garante delle comunicazioni, chiamata in causa dai Radicali per chiedere il via libera allo spot della morte, che «faccia il proprio dovere fino in fondo, fermando questa inutile provocazione». Immediate le reazioni di plauso del centrodestra. Rilancia il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: «Quello spot è intollerabile, pubblicizza un reato, chiederò personalmente un intervento dell’Agcom». Dello stesso tenore i commenti degli "azzurri" Isabella Bertolini e Antonio Gentile, contrari alla messa in onda del «provocatorio inno alla morte». Sottoscrivono l’appello di Avvenire all’Agcom perché ne impedisca la messa in onda nelle tv commerciali. Di parere opposto il professore Umberto Veronesi per il quale di eutanasia si deve discutere: «Non lo si può ignorare, perché lo chiedono i pazienti e anche perché spesso viene praticata in modo sotterraneo e nascosto, perché la legge la vieta».
Si preannunciano campagne e mobilitazioni. Ma non con il placet dei vescovi. Quella di Avvenire pare essere un’iniziativa giornalistica assunta in autonomia. Sono altre le priorità all’attenzione dell’episcopato italiano riunito ad Assisi per l’assemblea generale.
LA DIFESA DELLA VITA
Non che i vescovi siano favorevoli all’eutanasia. La difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale, è parte essenziale di quei valori «non negoziabili» posti dalla Chiesa, ma - come ha chiarito un autorevole vescovo - «l’agenda di Avvenire non è spesso la nostra agenda». L’attenzione principale dei vescovi è alla situazione drammatica legata alla crisi. All’incertezza e alla inadeguatezza delle risposte fornite dalla politica. Alla condizione dei giovani, all’emergenza ambientale. I punti sono quelli posti con chiarezza dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco nella sua apprezzata prolusione. Il dibattito «vivace e partecipato» di questi giorni, li ha arricchiti. La novità positiva di questa assemblea è la «tensione nuova rispetto al passato alla realtà concreta che vive la nostra gente - afferma monsignor Mogavero, vescovo di Mazara Del Vallo - che non mette in secondo piano i principi e i valori, ma cerca un loro riscontro nella realtà». Che lo sforzo sia quello di porre nel vissuto delle persone i «valori non negoziabili» a partire dalla dignità della persona umana e dalla capacità della politica di occuparsi della condizione concreta delle persone lo conferma monsignor Giancarlo Maria Bregantini, responsabile per la Cei della commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro. Il linguaggio dei vescovi è "chiaro" e "severo". Mettono in guardia da una politica autoreferenziale «staccata dai problemi della gente».
EMERGENZA DISOCCUPAZIONE
Emergenza tra le emergenze è il dramma della disoccupazione. Occorrono risposte concrete. Bregantini rilancia la proposta del presidente della Cei. Si apra un tavolo con tutte le parti sociali, con il governo, con le forze politiche e con i sindacati per discuterne, per cercare insieme delle soluzioni. La Chiesa potrebbe favorire questa operazione verità. Già sarebbe importante arrivare a favorire questo confronto. È uno dei contributi della Cei al bene comune del Paese.
Lo spirito è quello richiamato dal cardinale Bagnasco nell’omelia pronunciata ieri mattina: «E l’amore per l’Italia di cui conosciamo speranze e dolori». Ma senza sconti a chi ha responsabilità di governo. Si va oltre la freddezza verso il governo Berlusconi. Vi è distanza. Ma il quadro è segnato dall’incertezza. «La prospettiva è molto chiara - ha detto Bregantini - vogliamo essere sale della terra e luce del mondo; sale e non miele, perché, come diceva San Giovanni Grisostomo, davanti a certe situazioni le cose vanno dette chiare, e Bagnasco lo ha fatto». Oggi le conclusioni del presidente della Cei.
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