Europa sì, schiaffi no

Le ragioni dell'Italia nella vertenza che si è aperta in Europa sull'accoglienza della straordinaria ondata migratoria causata dalla caduta dei regimi dittatoriali dell'Africa del nord sono politiche e sostanziali. A esse vengono opposti cavilli giuridici dietro i quali si nascondono preoccupazioni elettoralistiche in Germania e anche politiche di potenza piuttosto azzardate in Francia. In un'Unione europea che pratichi politiche di coesione effettive le ragioni italiane prevarrebbero. Per questo la preoccupazione espressa da Roberto Maroni (che a margine della riunione convocata in Lussemburgo tra i 27 dell'Unione si è persino chiesto che senso abbia rimanere in Europa a queste condizioni), da Franco Frattini e infine ma non per ultimo da Giorgio Napolitano per lo sfilacciamento dell'Europa politica sono fondate. Ciò detto, non si può pensare che la soluzione alternativa sia la separazione, che non dovrebbe essere evocata neppure come espressione retorica o come minaccia puramente verbale. In primo luogo perché la separazione è impossibile. L'integrazione economica, monetaria, istituzionale dell'Europa è comunque talmente avanzata che uno strappo sarebbe impensabile, anche sul piano della trattativa difficile di queste settimane, l'evocazione di scenari dirompenti serve solo a giustificare a posteriori le prevenzioni anti italiane e l'egoismo nazionale altrui che così può ingiustamente ammantarsi di europeismo. Ha fatto bene Napolitano a richiamare il governo su questo punto e farà bene il Cav. a tenerne conto.
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