Enti locali: subito meno assessori, dal 2011 taglio dei consiglieri

Meno soldi agli enti locali, che dovranno ridurre il numero di assessori e consiglieri. L'operazione avviata dal governo con la legge Finanziaria fa un passo avanti: ieri la Camera ha approvato, pronunciandosi sulla fiducia richiesta dal governo, il decreto legge che corregge e precisa le novità di tre mesi fa e che è stato ulteriormente modificato nel corso dell'esame a Montecitorio. Il testo, a cui si è arrivati con questo percorso certo non molto lineare, contiene anche lo sblocco del finanziamento di 600 milioni destinato a Roma, che servirà prevalentemente a ripianare i debiti pregressi e sarà quindi gestito direttamente dal commissario straordinario. Prima di diventare legge in via definitiva il provvedimento deve naturalmente passare l'esame del Senato.
Dunque Comuni e Provincie perdono gradualmente una quota di contributi dello Stato (la Finanziaria fissava per il primo anno un taglio complessivo di 13 milioni, destinato a crescere fino a circa 125). Il decreto non modifica gli importi ma rimodula le riduzioni fino all'anno 2015. In corrispondenza di questi tagli finanziari scatteranno quelli delle poltrone, che però sono meno drastici rispetto a quanto previsto nella manovra dello scorso anno.
Nel dettaglio, il numero di posti nei consigli comunali e provinciali dovrà essere ridotto del 20 per cento (originariamente le Provincie erano escluse da questa misura). Il taglio però scatterà a partire dal 2011, a mano a mano che le varie amministrazioni arriveranno alla scadenza. Dovrà invece partire già nel 2010 la riduzione del numero degli assessori degli stessi Enti. Comuni e Provincie, il cui numero massimo è fissato in un quarto di quello degli stessi consiglieri, nelle varie amministrazioni; il testo precedente era un po' più severo prevedendo una proporzione di uno a cinque.
Vengono poi soppressi una serie di organismi. Spariranno i circondari provinciali e le autorità d'ambito territoriale per le acque e i rifiuti. Si ammorbidisce invece la stretta sulle circoscrizioni(gli organi di decentramento all'interno dei Comuni): nella Finanziaria era prevista la loro cancellazione pressoché totale, il nuovo testo "salva" invece quelle delle città con popolazione superiore a 250.000 abitanti. Analogamente, la figura del direttore generale del Comune
sarà obbligatoriamente abolita solo in quelli con meno di 100.000 abitanti.
Un'altra novità introdotta con il decreto riguarda i compensi dei consiglieri regionali, che non potranno superare quelli dei parlamentari. Vengono poi confermate anche per il 2010 le norme che prevedono lo scioglimento dei consigli comunali in caso di mancata approvazione dei bilanci, e l'attribuzione ai prefetti dei poteri necessari per l'approvazione dei bilanci stessi. Un capitolo a parte riguarda Roma, che vede confermato il contributo di 600 milioni deciso in Finanziaria, ma con la precisazione che 500 andranno direttamente al commissario straordinario, e non al Comune; la figura del commissario sarà distinta da quella del sindaco. L'obiettivo di questa norma è separare rigidamente l'amministrazione ordinaria della Capitale dalla gestione straordinaria che in base ad una legge del 2008 ha il compito di ripianare i debiti pregressi. Di fatto questa messa a spunto sblocca l'erogazione dei fondi, e il voto della Camera è stato salutato con favore dal sindaco Alemanno.
Decisamente critico invece è il parere dell'Anci sull'intero decreto. Come ha spiegato il presidente Chiamparino, che è sindaco di Torino, i Comuni non vedono accolte le loro richieste in materia di rimborsi dell'Ici e di Patto di stabilità interno.
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