Enalottismo, malattia infantile del fantozzismo

Italia è ora devastata da una malattia contagiosissima e, purtroppo, incurabile: giocate al Superenalotto. Il 13 ottobre il montepremi ha superato i 162 milioni di euro, il più alto mai raggiunto da tutte le lotterie, i giochi, le scommesse, le puntate, non solo in Italia ma in ogni parte del mondo. Si è creata così una nuova categoria di frontalieri che arrivano in treno, in bicicletta e a dorso d'asino dalla Francia, dalla Svizzera, dall'Austria, dalla Slovenia e purtroppo, data la gravità del virus, due sono venuti a piedi dalle steppe dell'Asia centrale. Solo uno è sopravvissuto. Dai mezzi di trasporto usati da questi malati si capisce che si tratta prevalentemente di poveri.
Ormai, però, sono state contagiate anche categorie con qualche risparmio: impiegati statali, prostitute, preti e suore di clausura. E negli ultimi mesi si sono ammalate anche classi benestanti: giovani notai, avvocati di poco grido, tutti in coda nelle ricevitorie. Da due settimane, poi, nelle file sono stati individuati dei personaggi sani, annoiati, che non hanno alcuna speranza di vincere perché giocano per i padroni: attendenti di generali, portaborse di politici, autisti di auto blu, mafiosi per conto dei capi cosca, bambini delle elementari mandati dalle maestre. E, vestiti da radicali, Marco Pannella ed Emma Bonino, che però giocano per i loro autisti.
Da questa pandemia si salvano i ricchissimi e i grandi ladri. Loro, infatti, sono già vaccinati. Silvio Berlusconi, Giorgio Armani, Lapo Elkann, Calisto Tanzi e il Papa, la sera di fronte al telegiornale, al magico momento in cui la conduttrice con tono solenne dice: «E ora... eccovi...» e qui ansima impercettibilmente «i numeri ...», cambiano canale. Però sono molto rallegranti le interviste che imperversano all'uscita dalle ricevitorie. La domanda è: «Lei cosa farebbe se vincesse?». L'interrogato è un falegname vestito da falegname con quattro denti. Ride, non trova le parole: «M'accatterei'nu martellu. No...» ci ripensa: «'na sega elettrica più sicura», e mostra la mano destra con tre dita. Una massaia: «Me piacesse annà a...a...». E l'intervistatrice implacabile: «Dove?». E la donna ride felice. «Ci dica un posto! ». La massaia: «Vado col treno de prima classe dar mi' fratello che vive in Puglia». Ma eccovi alcune previsioni delle fatali conseguenze in caso di vincita: infarto miocardico, ictus, ricovero in manicomio (alla faccia di Franco Basaglia, lo psichiatra che li volle chiudere), rapito il giorno stesso da una banda di pastori sardi e cinesi. Suicida con una forchetta di plastica chi perde il biglietto, o uxoricida se l'ha perso la moglie.
A questo punto sembra che io consigli a questi malati di «enalottismo» di smettere di giocare per evitare le terribili conseguenze di una vincita quasi assurda. Ma anche qui, vi confesso, sto barando: meglio morire ricchi in manicomio, che di fame. E se vincete, per la prima volta scoprirete il sincero affetto di figli, nipoti e amici. D'accordo: morirete, ma tranquilli, perché le vostre mogli e le vecchie bagasce che usate avranno finalmente una vita decorosa e felice. I preti ripetono da sempre che i soldi non danno la felicità, ma in Vaticano sono pieni di lingotti d'oro e, pare, anche di denaro sporco. Non fatevi prendere per il culo e credetemi: nella nostra cultura, ormai, la sola felicità possibile sono i soldi.
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