Emma la ribelle: tutto pur di non fare la fine di Capezzone

Alla bella età di 62 anni, pronunciando quel tenue "no, di Berlusconi non mi fido", Emma Bonino si sta forse liberando del padre padrone Marco Pannella che dall’altro secolo la tiene prigioniera in quella setta incantata che ha la forma psicanalitica della rosa stritolata in un pugno. Da un paio di settimane il vecchio Pannella, che lei chiama "il mio caro scimmione", è in piena frenesia da sottopotere. Gira tra Arcore e Palazzo Grazioli: ha fiutato l’animale morente. E rimboccandogli le coperte gli offre servigi, un po’ di voti, frutta cotta, la scheggia di uno specchio dentro cui elogiarlo. Esperto in maquillage politici, arzigogola interviste in cui "non può escludere" un accordo con l’amico Silvio "forse, vedremo", magari "per il bene della disastrata Repubblica". L’aveva già fatto con l’agonizzante Craxi, anni ‘92-‘94, che fece pure finta di dargli retta, mentre preparava le valigie e il malloppo per la latitanza tunisina. Lui spinge, Emma frena: non era mai successo. Non in pubblico almeno, in nome di una convivenza nutrita da mille ricatti, mille scenate. Non sarà la compassione, stavolta, a farle accettare senza combattere, il miserrimo destino di un altro Capezzone.
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