Emma e la Polverini, verso un match fra superdonne

Dalla Rassegna stampa

Sarà un duello appassionante, se davvero andrà in scena, il duello fra la casalinga di Voghera - così la chiamerebbe Arbasino, anche se Renata Polverini è romana di San Basilio ed è una sindacalista e non una massaia - e la più tecnocratica e global delle signore politiche italiane: Emma Bonino. Una più pop, l’altra più glamour: ma due donne toste per questa sfida delle regionali nel Lazio tutta al femminile, fra signore che più diverse non si potrebbe immaginare. Come sarà il match? Certamente libero dai soliti schemi di destra contro sinistra (e viceversa) e giocato su una iper-personalizzazione del duello fra le due candidate. Impegnatissime nel mettere in secondo piano i partiti che le sostengono. Anche se, il giorno dell’ufficializzazione della candidatura di Renata, erano presenti in Senato - a celebrare l’evento - i big del Pdl. A cominciare dal sindaco Alemanno. Mentre il radicale Marco Pannella sarà ovviamente una presenza fissa nella campagna elettorale della sua partner di una lunga vita politica in cui hanno condiviso ogni battaglia e così faranno anche con questa.

Emma & Renata sono così diverse fra loro ma anche così capaci, presumibilmente, ognuna di andare a pescare i voti nel campo dell’altra. La Polverini sfoggia una giacchetta rossa nei primi poster della sua campagna elettorale - curata dall’ex guru dalemiano Claudio Velardi - e occhieggia, anche cromaticamente, agli elettori di centrosinistra. Emma ama indossare giacche colorate - non di taglio pop e molto international - e la vedremo pure in azzurro. Tinta perfetta per rivolgersi a quel mondo berlusconiano che credeva nella rivoluzione liberale del Cavaliere, che dopo quindici anni è rimasto deluso e che deve constatare che soltanto i radicali si ostinano a propugnarla. Ma forse, più che questi riferimenti ideali, sarà il piglio concreto con cui le due signore si presentano, e la loro ruvida femminilità chiusa nel guanto di velluto, a spingere gli elettori verso l’una o verso l’altra.
Oggi, la Polverini parteciperà alla «Befana del poliziotto» e a un’altra serie di eventi, molto nazional-popolari, legati all’epifania in giro per il Lazio. La Bonino, che già è in corsa con i Radicali, aspetta invece che il Pd si accordi sul suo nome ma più che attendere in realtà mostra di infischiarsene - «Io candidata unitaria? Ancora non mi hanno chiamato» - e promette di battersi, in solitaria o con il largo appoggio d’una coalizione, per i traguardi di sempre: un’«alternativa liberale» che vada oltre i balletti politici e i provincialismi del solito linguaggio dei partiti. Sarà per questo che, mentre Renata è arrivata alla candidatura attraverso la sua capacità mediatica spesso sfoggiata «Ballarò», tramite i suoi successi da sindacalista, per effetto del suo appeal da donna normale e non da iper-professionista della politica, Emma ridiscende in campo forte della sua freschezza a dispetto della pluridecennale esperienza (ora è vice-presidente del Senato) e della sua fisionomia da estranea alla partitocrazia e alle mediazioni al ribasso. Non a caso, è il web ad averla scelta - a furor di popolo on line - come eroina e simbolo della società contro il Palazzo. Che l’altra, pur non essendo in Parlamento, forse frequenta di più, e infatti è una grande organizzatrice di cene domestiche in cui c’è la crema, bipartisan, della Roma che conta.

Non ci saranno colpi bassi nella gara fra le due signore (Renata è sposata, Emma no) perchè la politica al femminile, almeno nel caso loro, non prevede le bassezze modello macho. Anche se la Polverini - «Una Epifani in gonnella», la definiscono i falchi del Pdl - ha tutto, dal punto di vista professionale, per non piacere alla Bonino: la quale se la prende da uan vota con lo strapotere dei sindacati. Chi delle due vincerà? Sarebbe da folli, ora, avanzare pronostici. Molta gente di sinistra può apprezzare la politica cuore in mano di Renata (e infatti il «quasiquasipolverini» è una tentazione frondista di molti fuori dal centrodestra). E tanta gente di destra può gradire la politica anti-demagogica di Emma, in una fase in cui berlusconismo e populismo spesso coincidono. Una, pur non essendo affatto baciapile, è tutta politicamente tesa a insistere sul ruolo centrale della famiglia: anche perchè serve a ingraziarsi il Vaticano e a chiudere l’alleanza con l’Udc. L’altra è la paladina della laicità e delle libertà della persona, e per il reato di bestemmia finì ”discussa” alla Corte Costituzionale.

Il tacco dodici in uso fra le nuove fanciulle del partito berlusconiano e il look melandrino da eterne suffragette della politica benpensante non li portano nessuno delle due. E già questa è una grande innovazione politica.
 

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