Emma Bonino e le prediche inutili - LETTERA

Dalla Rassegna stampa

Cara Europa, leggo sul Corriere della Sera la forte critica di Sergio Rizzo a Emma Bonino, per la sua decisione di mantenere la vice presidenza del senato, rinunciando al ruolo di consigliere regionale nel Lazio. Francamente non so che dire. lo non ho votato la Bonino, mi sono astenuta dal voto, ma ho stima sia di lei che di Rizzo, del quale lessi a suo tempo con voluttà il libro "La Casta", scritto insieme a Gian
Antonio Stella. Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione, e anche se la decisione della senatrice Bonino è stata autonoma, o condivisa dalla coalizione di sinistra che ella ha rappresentato alle elezioni di marzo. Grazie.

ILDE CARISSIMI, ROMA

 

FEDERICO ORLANDO RISPONDE
Cara signora, lasciamo la voluttà all’amore, e torniamo alla ragione, come si addice (o dovrebbe) alla politica e all’informazione. Anch’io lessi il libro di Stella e Rizzo, con angoscia, non con voluttà, e lo recensii, pur rendendomi conto, e non nascondendolo, che - con inadeguata analisi delle incrostazioni strutturali del malcostume - il libro avrebbe finito suo malgrado per incentivare l’odio populista per la "politica’: e in concreto per una parte, che sembrava "erede" della struttura politica; e avrebbe agevolato l’altra parte, che, pur essendosi dimostrata fonte inesauribile di malcostume, appariva "nuova", anzi antipolitica. La conferma del timore l’avemmo qualche mese dopo, quando, caduto Prodi, sotto il cui regno il libro aveva superato il milione di copie, e tornato al potere Berlusconi, nulla cambiò nel malcostume, ma della casta e di Casta non si parlò più.
Il fatto che ora Rizzo tomi implicitamente a parlarne, dimostra l’inutilità degli onesti suggerimenti, le "prediche inutili" di einaudiana memoria. Il suo riferimento alla canzone di Shapiro Bisogna saper perdere e la sua conclusione «Pochi, pochissimi sanno accettare la sconfitta» saranno intesi come un riferimento specifico alla Bonino, cioè ancora una volta al centrosinistra, nonostante i molti onesti riferimenti di Rizzo stesso e di Capponi (perché gli articoli sono due: quanta grazia, ne avessimo avuto la metà alle elezioni) ai vari Storace, Guazzaloca, e perfino all’attuale mancato presidente berlusconiano della Liguria Biasotti, che resta alla camera. Insomma, tonta dell’abbandono è per la Bonino. Sia perché la destra è una
chiesa che pratica automaticamente l’indulgenza plenaria ai suoi papi, cardinali, vescovi, diaconi, fedeli e fedelesse; sia perché noi giornalisti siamo nipotini di Goebbels e di Zdanov, con le dovute accortezze visto che esercitiamo il mestiere in democrazia. E quindi, come insegnava Montanelli, dobbiamo dare sempre la notizia completa, in modo da assicurarci le marchette della completezza e dell’oggettività (oggettivi e completi sono i due articoli di Rizzo e Capponi), ma sappiamo presentarla in modo che emerga e si fissi nell’immaginario un particolare solo: quello che ci interessa far risaltare. E così ci assicuriamo anche il marchettone.
Tornando alla Bonino, per la quale io ho votato e fatto propaganda, giudico assai positivo e coerente che resti alla vice presidenza del senato, perché è dal vertice delle istituzioni repubblicane e non da un banco di consigliere regionale che potrà svolgere, in sintonia coi consiglieri di tutta l’opposizione (spero), la politica di europeizzazione del Lazio: che è stata la sua promessa ai laziali, insieme alla legalità, e che avrebbe perseguito con durezza dalla presidenza della Pisana, se non glie l’avesse impedito "il combinato disposto Berlusconi-Bagnasco" rivolto a tutt’altri interessi. Ma che potrà svolgere da palazzo Madama, dove né maschere di premier né tonache di cardinali glielo possono impedire. Quel che mi dispiace negli articoli del Corriere è Paria qualunquistica che vi si respira, Paria del "siamo tutti uguali, tutti della stessa pasta". Non è vero, cari Rizzo e Capponi. C’è anche chi, come il sottoscritto, se n’è infischiato della poltrona parlamentare, rinunciandovi dopo una sola legislatura, con la riconferma in tasca; c’è chi usai paracadute, come voi dite, non dè dubbio; e c’è chi, come la Bonino, non ha bisogno di paracadute, perché nel cuore delle istituzioni c’è già, per operare. E questo serve a noi cittadini.

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